Il Welfare italiano è sostenibile? I dati alla luce delle ultime entrate IRPEF

Solo il 15,26% dei contribuenti, quelli con redditi superiori ai 35.000 euro, contribuisce per il 63,39% del totale IRPEF, mentre il 40,35% dei contribuenti con redditi fino a 15.000 euro contribuisce solo per l’1,28%.

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Il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha presentato il 29 ottobre 2024, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della camera dei Deputati, l’undicesimo Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate, concentrandosi sulla sostenibilità finanziaria del welfare italiano.

Quest’analisi, basata sui dati delle dichiarazioni dei redditi del 2022, pone in luce le tendenze, le criticità e le prospettive delle entrate fiscali, in particolare dell’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), e il loro impatto sulla sostenibilità del sistema di welfare italiano. Il report risponde a una domanda fondamentale: chi contribuisce al mantenimento del welfare state e, in prospettiva, come garantire l’equità e la sostenibilità di un sistema gravato da costi sempre più elevati?

Indice

Chi finanzia il Welfare? Le entrate IRPEF e la distribuzione del carico fiscale

Uno dei punti principali emersi dall’Osservatorio riguarda la distribuzione del carico fiscale IRPEF tra i contribuenti. I dati mostrano che solo una minoranza della popolazione italiana sostiene in maniera significativa le imposte dirette, IRPEF inclusa. In particolare, oltre il 40% della popolazione non dichiara redditi significativi o ha dichiarazioni di reddito basse o nulle. Questo significa che la pressione fiscale è sopportata in gran parte da una minoranza di contribuenti con redditi medio-alti. I dati mostrano infatti che solo il 15,26% dei contribuenti, quelli con redditi superiori ai 35.000 euro, contribuisce per il 63,39% del totale IRPEF, mentre il 40,35% dei contribuenti con redditi fino a 15.000 euro contribuisce solo per l’1,28%.

Questo squilibrio evidenzia una forte concentrazione del carico fiscale su una minoranza, con conseguenze significative per la sostenibilità e l’equità del sistema. Infatti, a fronte di un sistema di welfare che richiede risorse sempre maggiori, il numero di contribuenti che versa una quota consistente di IRPEF rimane limitato. Questa disparità contribuisce a delineare un quadro in cui è sempre più difficile sostenere il sistema di welfare senza aumentare ulteriormente il debito pubblico, con tutte le implicazioni a lungo termine che questo comporta.

Nel frattempo, la prossima Legge di Bilancio ha confermato per il 2025 i 3 scaglioni IRPEF 23%/35%/43%.

Pressione fiscale e spesa per il welfare: un equilibrio sempre più instabile

Nel 2022, la spesa pubblica destinata a pensioni, sanità e assistenza sociale ha raggiunto i 559,5 miliardi di euro, pari a oltre il 50% della spesa pubblica complessiva e al 31% del PIL italiano. L’Italia è uno dei paesi con la maggiore spesa sociale in rapporto al PIL, ponendosi in testa alle classifiche Eurostat insieme a paesi come l’Austria. Questa situazione, però, è frutto di un equilibrio sempre più delicato: mentre la spesa assistenziale continua a crescere, le entrate fiscali, pur aumentando, non tengono il passo necessario per coprire i costi.

La spesa assistenziale, secondo i dati dell’Osservatorio, è passata da 73 miliardi di euro nel 2008 a 157 miliardi nel 2022, con un tasso di crescita annuo di circa il 4,3% fino al 2019 e del 10% tra il 2019 e il 2022, periodo quest’ultimo caratterizzato dalla crisi pandemica e dalle relative misure di sostegno economico. Se confrontato con l’aumento complessivo del PIL, questo incremento appare sproporzionato, il che ha determinato un aggravio della spesa pubblica che, nel lungo periodo, potrebbe non essere sostenibile senza una revisione del sistema fiscale.

L’equità del sistema fiscale e le sfide per il welfare italiano

Uno degli aspetti critici rilevati dall’Osservatorio riguarda la redistribuzione fiscale. La struttura dell’IRPEF è concepita per essere progressiva, ovvero chi ha redditi più alti paga imposte maggiori. Tuttavia, l’attuale sistema appare fortemente sbilanciato: i contribuenti con redditi inferiori ai 20.000 euro pagano solo il 6,31% del gettito IRPEF, mentre i redditi più alti sono sottoposti a un’aliquota media effettiva che può superare il 40%. Questo squilibrio redistributivo comporta che la gran parte dei costi per sanità, assistenza sociale e servizi pubblici sia finanziata da un numero limitato di contribuenti, con una minoranza di cittadini che sostiene il welfare a favore di una maggioranza che paga imposte più basse o, in alcuni casi, non le paga affatto.

Un welfare sostenibile? Proposte per migliorare il sistema fiscale italiano

Per rispondere a queste criticità, l’Osservatorio propone alcune soluzioni che mirano a ridurre il carico fiscale sui contribuenti più “fedeli” e a incentivare una maggiore equità fiscale. Una delle proposte più interessanti è l’introduzione del “contrasto di interessi”, un meccanismo pensato per incentivare una maggiore trasparenza nella dichiarazione dei redditi, riducendo l’evasione fiscale attraverso la possibilità di detrarre alcune spese. Questo strumento, applicato con successo in altri Paesi, potrebbe portare benefici anche in Italia, spingendo più persone a dichiarare i propri redditi effettivi e quindi aumentando la base imponibile.

Inoltre, l’Osservatorio suggerisce di rivedere alcune delle agevolazioni e dei bonus che, sebbene siano stati introdotti con l’obiettivo di favorire le fasce di reddito medio-basse, hanno spesso un effetto distorsivo, incentivando a dichiarare meno redditi per rientrare nei parametri agevolativi. Eliminare o ridurre questi incentivi potrebbe migliorare l’equità fiscale e rendere il sistema meno suscettibile all’abuso.

Un altro elemento sottolineato riguarda il debito pubblico. Con un debito che ha ormai superato i 2.800 miliardi di euro, mantenere l’attuale livello di spesa assistenziale e previdenziale senza riforme potrebbe risultare insostenibile nel medio-lungo termine. L’Osservatorio evidenzia come sia necessario pianificare una gestione più oculata della spesa per evitare di aggravare ulteriormente il carico fiscale sulle generazioni future.

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Alessandro Sodano

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