Si ricorderà, infatti, quella che fu la prima, dura battaglia del governo Gentiloni appena insediato a seguito del referendum costituzionale che portò alle dimissioni di Renzi. La questione dei voucher, sollevata presso le istituzioni dai sindacati, con la Cgil lancia in resta, convinta a portare il Paese alle urne per certificarne l’abolizione per via referendaria.
Senonché, per evitare un nuovo stillicidio di schede contrarie alle recenti riforme, l’esecutivo appena entrato in funzioni pensò di intervenire per via legislativa, anticipando l’esito del tutto probabile di un referendum che avrebbe sancito la bocciatura popolare del sistema di retribuzione per il lavoro occasionale.
Da lì, è nato un dibattito molto acceso, sulla natura e gli utilizzi di questi certificati, sorti per riconoscere i compensi a qualche mansione specifica e limitata nel tempo, ma poi, come spesso accade, frutto di una degenerazione che aveva portato all’utilizzo selvaggio al posto di contratti o forme di rapporti di lavoro precari o a scadenza, anch’esse di complesso utilizzo nel privato dopo il Jobs Act.
Così, si è arrivati a una cancellazione improvvisa, senza però prevedere un rimpiazzo per quei lavori occasionali che si sono improvvisamente ritrovati in un limbo normativo, sospesi tra un inquadramento svanito e uno ancora tutto da definire.
A distanza di qualche mese, l’Inps ha dunque emanato le linee guida per il ricorso ai nuovi voucher a seguito dell’abolizione.
Come funzionano i nuovi voucher
Il nome era già stato divulgato qualche settimana fa, quando si esaminavano le possibili opzioni per reintegrare uno strumento in grado di sostituire i voucher ma senza permetterne le storture.
Si chiamerà “Presto” il nuovo regime individuato dalla circolare 107/2017, che ha messo a punto tutte le istruzioni per ricorrere al lavoro occasionale in forma legalizzata e senza dover ricorrere a contrattuallizzazioni di tipo “hard”.
La data di partenza è lunedì, 10 luglio, quando sulla piattaforma online dell’Inps sarà possibile iscriversi ai nuovi buoni lavoro.
Due saranno le forme di regolarizzazione ammesse: da un lato, il libretto famiglia se il datore di lavoro è persona fisica non iscritta al Registro delle imprese, e dall’altro il contratto di prestazione occasionale per tutti gli altri committenti.
Nel primo caso, si parla di un certificato di 10 euro lordi, di cui 1,65 euro di contributi previdenziali e 0,25 di premio Inail e 0,10 di oneri gestionali. Dunque, dovrebbero essere 8 gli euro netti che finiranno nelle tasche del lavoratore.
Di contro, il contratto di prestazione occasionale riservato alle imprese e ai datori di lavoro riconosciuti introduce una retribuzione minima oraria di 9 euro, con base di 36 euro da corrispondere al lavoratore. A questo compenso netto, andrano aggiunte 2,97 euro per l’Inps, pari al 33%, 3,2 per Inail e l’1% di oneri gestionali, che alzano il valore del voucher a 12,41 euro complessivi.
Saranno ovviamente inclusi dei limiti massimi, proprio per evitare quelle distorsioni di cui si diceva. A questo proposito, il tetto consentito da ogni lavoratore sarà di 5mila euro l’anno, con massimo di 2mila e 500 per ogni datore di lavoro, il quale non potrà andare oltre i 5mila euro nei dodici mesi per il personale soggetto ai “Presto”.
Infine, sempre in ottica di prevenzione degli abusi si evidenzia la possibilità concessa al lavoratore di confermare l’effettivo svolgimento delle ore in modalità voucher, per evitare che il datore possa ritirare la prenotazione obbligatoria nei tre giorni seguenti l’attività prevista. Qualora il committente dovesse revocare il voucher prenotato, il lavoratore sarà informato istantaneamente tramite sms e potrà così intervenire per sistemare in caso di comunicazioni non rispondenti alla realtà.
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