A partire da questo turno, infatti il Partito democratico voterà compatto, almeno sulla carta, Romano Prodi, diventato candidato ufficiale dopo il flop di ieri di Franco Marini, caduto sotto i colpi dei franchi tiratori o, meglio, di un dissidio diffuso dentro al Pd.
A questo punto, dunque, l’elezione di Prodi balla sul filo dei numeri: il centrosinistra avrebbe poco meno di 500 voti a disposizione, insufficienti per arrivare al quorum, fissato appena a quota 504, però: per questo, si guarda a eventuali voti in libera uscita da Scelta civica o dal MoVimento 5 Stelle, i quali, però, hanno confermato che voteranno i loro candidati di bandiera Anna Maria Cancellieri e Stefano Rodotà.
Con Lega nord e Pdl fuori dall’aula, infatti, sarà molto più facile stanare eventuali “traditori” nelle file dei centristi o dei grillini che potrebbero scegliere di votare Romano Prodi. Questo, al netto, dei frondisti interni nei confronti di Romano Prodi, il quale, nonostante sia stato candidato per acclamazione, potrebbe incontrare oppositori anche all’interno del partito che ha contribuito a fondare.
Intanto, fuori dalla Camera deputati, senatori e delegati regionali del centrodestra stanno protestando contro la candidatura dell’ex premier a Capo dello Stato. Il piazzale è presidiato dalle forze di polizia, anche se ancora non si segnalano scene di particolare disordine. Presenti anche diversi manifestanti dell’organizzazione neofascista di Casa Pound, insieme a componenti più moderate dell’arco berlusconiano.
Insomma, il livello dello scontro si è alzato al punto che il centrodestra ha intrapreso una decisione senza precedenti, quella di uscire dall’aula nel momento in cui si vota per il presidente della Repubblica. La chiama dei grandi elettori è attualmente in corso. Prodi è ciclista per passione da decenni, ma questa salita potrebbe essere troppo dura anche per lui.
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