Il Capo dello Stato resterà alla guida del Paese grazie ai 739 voti ottenuti, in misura ben maggiore rispetto a quelli raccolti nel 2006, quando il centrodestra decise di non accordargli la preferenza. Oggi, però, Pdl e anche Lega nord si sono ricreduti, votando il primo presidente ex comunista alla guida del Paese in un unicum nella storia della Repubblica, per il secondo incarico.
E’ successo tutto in giornata, quando, dalle prime ore della mattina, è partito il pressing nei confronti del presidente della Repubblica in carica per prolungare il proprio mandato alla massima carica dello Stato.
In sequenza, si sono infatti recati al Colle il segretario PD dimissionario Pier Luigi Bersani, il leader di Scelta civica e premier in carica per affari correnti Mario Monti e l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Quindi, il Capo dello Stato ha preso qualche ora di tempo per riflettere e, infine, a ridosso del sesto scrutinio, ha accordato la propria disponibilità a rimanere al Quirinale.
Così, lo stallo è stato risolto, con l’appoggio alla candidatura di Napolitano immediato di Pd, Pdl e Scelta civica. Di diverso avviso, invece, il MoVimento 5 Stelle e Sinistra, Ecologia e Libertà di Nichi Vendola, che invece hanno espresso la propria preferenza per Stefano Rodotà.
Napolitano è nato a Napoli il 29 giugno 1925 ed è un volto storico della sinistra italiana. In Parlamento dal 1953 con in Pci, è stato uno dei volti dei cosiddetti “miglioristi” dell’ex partito comunista. Negli anni recenti, ha ricoperto massimi incarichi nelle istituzioni, prima come presidente della Camera dei deputati nel 1992, poi in qualità di ministro degli Interni nel primo governo Prodi nel 1996. Quindi, dal 1999 al 2004, è stato parlamentare europeo nelle file dei democratici di Sinistra. Rientrato in Italia, è stato nominato senatore a vita nel 2005.
Nel 2006, quindi, l’elezione a sorpresa come presidente della Repubblica, con un totale di 543 voti su 990 votanti. Nel corso del suo, a questo punto, primo settennato al Quirinale, è stato un punto di riferimento centrale nelle crisi politiche ed economiche che si sono succedute – tre governi e la recessione maggiore dal Dopoguerra – fino alle ultime concitate consultazioni che hanno portato all’attuale paralisi del Parlamento e di un esecutivo che manca nella pienezza dei poteri dalle dimissioni del governo tecnico di Mario Monti, di cui Napolitano è stato principale regista.
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