A mio giudizio, dobbiamo fare un passo indietro e, prima che il modello di preventivo, valutare innanzitutto quali possono essere i criteri per la determinazione dei compensi una volta sparite le tariffe, tariffe che, secondo alcune delle bozze del decreto, non possono essere reso nemmeno oggetto di negoziazione con il cliente a pena di nullità dell’incarico.
Stendere un preventivo, infatti, è poca cosa, bastano alcune righe con il contenuto minimo previsto dalla legge. Il problema è capire come dobbiamo tariffare il nostro lavoro adesso che non ci sono più le tariffe.
Altro problema, a mio giudizio molto importante, è quello dell’applicazione del nuovo regime nel tempo.
Se, ad es., stiamo seguendo da 4 anni una causa che si trova in fase istruttoria (ognuno di noi ne ha almeno una), che succede per tutta l’attività che faremo *dopo* che sarà entrato in vigore il decreto? Direi nessun problema per l’attività già svolta, sotto il vigore del regime tariffario: si applicheranno le tariffe. Ma, per continuare a lavorare sulla stessa posizione, per lo stesso cliente, dovremo chiamare il cliente, fargli il preventivo per il lavoro che dovremo fare sino a che la causa non sarà giunta a conclusione e ottenerne l’accettazione, dismettendo in difetto il mandato?
A mio giudizio la risposta non può che essere positiva, se non vogliamo, come non credo nessuna voglia, correre il rischio di lavorare per altri anni senza poi poter chiedere alcun compenso o, peggio, sentirci dire che abbiamo commesso un “illecito deontologico”.
Sotto questo profilo, l’impatto del decreto che entrerà in vigore tra poco sarà probabilmente molto pesante. Non potremo, infatti, limitarci a fare preventivi per i nuovi incarichi, quindi ad applicare il nuovo sistema per le nuove pratiche, ma dovremo prendere in mano la rubrica delle pratiche, richiamare *tutti* i clienti e proporre loro un preventivo che, se vorranno continuare ad averci come legali, dovranno accettare.
Naturalmente ad ogni cliente che interpelleremo dovremo spiegare la classica *rava e fava*, qualcuno vorrà – giustamente e comprensibilmente, visto che siamo in regime di libero mercato – anche contrattare, quindi c’è il serio rischio che la nostra attività dei prossimi due o tre mesi sia dedicata per lo più a rivedere tutte le posizioni contrattuali, con pregiudizio naturalmente del lavoro ordinario di studio.
Mi sa che non ce la caveremo proprio, insomma, con un “modello” di preventivo come sembrano pensare alcuni.
Iniziamo, comunque, dal primo problema in assoluto da affrontare: quali possono essere i nuovi criteri per determinare il compenso dovuto per il nostro lavoro?
Qui naturalmente ognuno è libero di escogitare le più nuove e interessanti idee, e magarci ci si potrebbe confrontare su quelle, dal canto mio posso riferire della nostra esperienza di studio dopo le prime liberalizzazioni Bersani.
Date un’occhiata a questo link. Si parla del sistema tariffario che noi abbiamo praticato in questi ultimi anni, che contiene un criterio di determinazione dei compensi su base temporale. È una specie di tariffa “flat” o a forfait, noi lo chiamiamo anche “forfettone”.
Può essere una prima soluzione, la nostra esperienza è tutto sommato abbastanza positiva, mi riservo di parlarne più in dettaglio quando avrete letto e magari rispondendo a richieste di chiarimenti più specifiche.
Diciamo che in questi primi mesi del 2012 non avremo da annoiarci!
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