Il Tribunale di Caltanissetta, seguendo questa linea di pensiero, ha riconosciuto la “colpa” di un marito più attento ai tavoli da gioco e alle macchinette che alla moglie. Il soggetto, che pur non avendo un impiego stabile giocava regolarmente a carte e scommetteva dieci o venti euro a serata, cosa che non gli permetteva di fare la spesa al supermercato, pagare le bollette, e comprare i vestiti. Decisamente troppo per la moglie e la figlia che erano dovute ricorrere alla suocera per avere un aiuto economico che le consentisse di arrivare a fine mese.
Queste motivazioni, secondo i giudici del collegio, erano sufficienti a garantire la pronuncia dell’addebito della separazione in virtù del fatto che il marito non avesse contribuito all’interesse della famiglia. La passione per il gioco lo faceva spesso trattenere al bar vicino casa e a volte si concedeva anche delle puntate alle slot e in sala Bingo, risultando così assente non solo come coniuge ma anche come padre.
Questi suoi atteggiamenti gli sono costati anche l’assegnazione della casa familiare in cui continueranno ad abitare la moglie e la figlia ma anche il mantenimento della bambina. Almeno non dovrà pagare l’assegno alla moglie che ha già il vantaggio della casa e pur essendo disoccupata ha un’età tale da consentirle di cercare un lavoro o svolgere un’attività che le garantisca un reddito. Magra consolazione visto che la passione per il gioco rischia di avergli portato via tutto il resto.
Un problema serio questo delle dipendenze dal gioco d’azzardo, tornato alla ribalta della cronaca ieri, quando Luigi Preiti, muratore 49enne separato, con un figlio di undici anni e il vizio del gioco d’azzardo, ha aperto il fuoco su due carabinieri di guardia nella garitta davanti a Palazzo Chigi.
L’accaduto è stato stigmatizzato come il gesto “isolato” di uno squilibrato, quel che però non è stato detto è quanto la crisi economica italiana abbia inciso sulle azioni di un soggetto disperato che deve ricorrere al gioco d’azzardo, per altro monopolio statale ed incentivato da numerosi spot pubblicitari, per cercare di dare un presente dignitoso al proprio bambino, quel che resta della sua famiglia.
Chiaramente quel che è accaduto non è scusabile e va condannato nel modo più netto possibile, ma deve anche servire a questa classe dirigente politica da monito, deve rappresentare il termometro di una società logorata e giunta al limite a causa di una gestione malata ed egoista di un Parlamento che non rappresenta più i cittadini italiani ma solo una ristretta parte di essi, la casta, un gruppo elitario di persone che non hanno idea di cosa voglia dire fare sacrifici e stringere la cinghia per arrivare a fine mese.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento