Un rimprovero al giorno toglie la sicurezza di torno…

Ogni giorno ha la sua pena e, ultimamente, il suo rimprovero.

Lo confesso: nei giorni scorsi, lentamente e con la circospezione dovuta al caso, mi sono avvicinato a quel diploma appeso ad una parete di casa. E non posso nascondere anche un po’ d’ansia mentre calcolavo quanti anni avevo il giorno della mia laurea. “Venticinque!!”, urlo a mia moglie “Tre anni ancora e chissà cosa avrebbe pensato di me il Viceministro Martone!”.

Passa qualche giorno ed il Presidente Monti mi dice che il posto fisso è monotono.

Caro Presidente, Le giuro che io ci ho provato a fare il libero professionista, ma l’Italia è strapiena di Avvocati e mi è stato detto che avrei dovuto attendere anni per diventare (forse) economicamente autonomo e mi sarei preso del Bamboccione da un Suo compianto predecessore e questo mi sarebbe dispiaciuto. E’ vero, ho un contratto a tempo indeterminato, ma mi sembrava scortese rifiutare l’offerta per l’egoistico piacere di divertirmi nel ricercare un altro impiego più precario. Tuttavia, nulla è perduto, siamo in piena crisi economica e chissà…

Però con il Ministro Fornero nessun problema! Siamo perfettamente in linea. Lei ci ha detto che il posto fisso è un’illusione per le giovani generazioni ed io in piena coscienza e spirito di obbedienza ho preso in disparte i miei figli di 8 e 4 anni e con tono severo gli ho detto “Cari bambini, come sapete, il babbo non ha un cattedra presso un Ateneo e non ha cariche societari in gruppi bancari, quindi non aspettatevi un posto fisso da grandi!”.  La figlia grande, guardandomi dubbiosa, mi ha confermato che lei farà la ballerina classica e che quindi non ci pensa al posto fisso, mentre il piccolo, con piglio deciso degno della Camusso, ha preteso e ottenuto in cambio almeno un mostro Gormito.

Mi credevo oramai tranquillo, quando il Ministro Cancellieri sbuca dal televisore della sala e indicandomi mi accusa di aver voluto abitare e lavorare nella stessa città dei miei genitori. Rimango in un avvilito silenzio. Effettivamente non posso smentirla, la cosa è palese e risaputa. Inizio a sentire la vergogna della situazione, chissà i vicini che diranno di me! Ma che fare? Investo della questione anche mia sorella (anche lei si trova nella mia situazione) che suggerisce di invitare i nostri genitori, entrambi pensionati, a trasferirsi almeno in un altro Comune della Provincia, ma la cosa viene perentoriamente bocciata.

Non rimane che convivere con il senso di vergogna e gli occhi puntati addosso di chi ha la fortuna di vivere lontano dai genitori.

Oramai vivo nell’incertezza. E domani? Chissà, forse mi daranno dello sciocco perché non comprendo la bellezza di un tracollo finanziario, forse rideranno del mio proposito di andare un giorno in pensione, oppure cercheranno di convincermi sull’irresistibile fascino dell’indigenza.

Non discuto, probabilmente essere un disilluso precario, laureato precoce e lontano dagli affetti familiari, aiuta l’economia mondiale, inverte la congiuntura economica negativa e rilancia lo sviluppo del nostro paese, ma qualche problema lo crea.

Non sono un economista, ma butto lì un’idea: forse un lavoratore esperto che ha maturato una buona esperienza all’interno di un’azienda può anche essere una ricchezza se si ha modo di sfruttarne le competenze.

L’assenza dei genitori comporta difficoltà insormontabili per la creazione e la conduzione di una famiglia ed un lavoro precario (per la verità oramai anche il posto fisso) preclude opportunità di finanziamenti bancari oggi indispensabili per vivere.

Cose che pur in buona fede è difficile conoscere quando da troppo tempo non si scende ex cathedra.

Massimiliano Pari

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