Il testo ha finalmente infranto il limite di tre anni di separazione per la proposizione dell’istanza di divorzio.
Se il testo, così come licenziato dalla Commissione Giustizia, sarà approvato da Camera e Senato, sarà possibile divorziare solo dopo un anno di separazione a patto che la coppia non abbia figli minori.
Il termine è comunque accorciato a due anni nell’ipotesi in cui i coniugi siano genitori di figli minori.
Su questo testo si è formata una maggioranza bipartisan a conferma del nuovo clima iniziato con l’era Monti.
Queste norme consentiranno una migliore gestione del contenzioso familiare, oggi ancora caratterizzato da eccessive lungaggini ed estenuanti giudizi.
L’accorciamento del termine è solo un primo passo verso la riforma del diritto di famiglia nella sua interezza; manca ancora all’appello il ricorso obbligatorio e preventivo alla mediazione familiare come condizione di procedibilità della separazione personale e del divorzio.
Aiutando i coniugi a “separarsi bene”, si otterrebbe un ricorso molto più frequente alla “consensualizzazione” di accordi che proprio perché nascenti dalla coppia, opportunamente preparata a ristabilire una comunicazione su basi diverse e condivise, avrebbero maggiori possibilità di essere mantenuti, senza l’ulteriore ricorso alla tutela giudiziaria dei diritti.
Ulteriore conseguenza sarebbe la riduzione del contenzioso in ambito familiare con “ruoli” di udienza molto più “leggeri” a vantaggio di una amministrazione della giustizia più puntuali nei tempi e modi.
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