A tale quesito ha risposto una recente sentenza del Tribunale di Milano, che si è trovato a decidere su un caso di forte interesse socio-economico. Nello specifico, l’amministratore delegato di una azienda milanese, la Sintea Plustek di Assago, aveva fornito a tre Asl e ad un ospedale della Campania dal 2005 prodotti per importo complessivo di un milione e 700mila euro. Ad ogni modo, tali forniture non venivano pagate dalla PA. Malgrado l’inadempimento da parte della PA, l’impresa risultava comunque debitrice nei confronti del fisco di ca. 180.000 € di iva per le fatture emesse. Per tale motivo veniva azionato un procedimento penale, nei confronti legale rappresentate della società, per evasione fiscale.
Il Gip di Milano, Claudio Castelli, ha deciso l’assoluzione dell’imputato posto che questi, come si legge nella motivazione della sentenza “è stato costretto a non pagare da un comportamento omissivo e dilatorio da parte di enti pubblici che avrebbero dovuto pagare.”
La sentenza in esame è di particolare interesse, posto che la Corte ha voluto tutelare non tanto il diritto del singolo imprenditore, ma di una (oramai ampia) categoria di aziende italiane ridotte spesso al collasso per colpa di inadempimenti statali. Si ricorda, da ultimo, un caso analogo che vedeva coinvolto il legale rappresentante della comunità di recupero per tossicodipendenti ‘Saman’. Nella fattispecie la comunità vantava, nel 2009, crediti nei confronti di Asl di due milioni e mezzo, e debiti nei confronti del fisco per un milione e 750 mila euro. Il Gip aveva a suo tempo assolto l’imputato posto che il mancato pagamento dell’erario era da considerarsi un “caso di forza maggiore”, non potendosi riscontrare alcun dolo da parte dell’amministratore.
Importante sottolineare, da ultimo, che le assoluzioni nei due processi penali, non prescindono dall’obbligo delle società di versare le imposte dovute, il cui ammontare era stato quantificato nel parallelo procedimento tributario.
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