Giovedì scorso, dei tre amici al bar della stazione mancava uno dei due dottori. Era malato, perché anche i dottori si ammalano. L’altro dottore invece aveva un gran da fare con i maiali, sì proprio i maiali. Ce l’aveva con gli animalisti che avevano fatto una gran cagnara contro quelli dell’Agraria di Cesena che all’ultimo anno di studio usavano effettuare la macellazione di un maiale. Come se ammazzare un maiale fosse un delitto contro l’umanità. Senza maiali e derivati i contadini di mezza Italia non sarebbero sopravvissuti alla fame dei lunghi inverni padani e così forse senza lavorazione dei maiali non ci sarebbero neppure gli animalisti di oggi. Alle parole del dottore obiettai che ai nostri tempi nell’occidente organizzato e con le colture intensive l’uomo potrebbe sostentarsi con fonti alimentari anche di proteine e di grassi di sola origine vegetale. Ma le piante non sono anche loro esseri viventi? ribatté, e poi la cura delle malattie? ricominceresti a curare con le erbe e a morire come gli antichi? ogni farmaco deve essere studiato sugli animali per controllarne gli effetti nocivi prima di essere proposto all’uomo e messo sul mercato! Comunque i rimedi chimici e sintetici sono peggio dei rimedi naturali, insistetti io. Fu a questo punto che il professore di filosofia prese la parola e fece un lungo discorso che qui riassumo. La questione natura e cultura mi pare malposta. Nella alimentazione e in medicina non vi è nulla di naturale, quello che fanno gli uomini di ogni latitudine e civiltà per mangiare e curarsi è frutto di una lunga storia culturale diversa da popolo a popolo. In natura probabilmente l’uomo è onnivoro e si trova all’apice della catena alimentare, tuttavia ciò di cui si nutre di fatto è diverso da paese a paese e varia con la storia e l’ambiente in cui vive. E comunque nelle democrazie occidentali le costituzioni tutelano i diritti degli uomini, non degli animali. Pertanto a me gli animalisti paiono una nuova setta religiosa che vuole imporre anche con una certa violenza la propria visione minoritaria a tutti. Allora io dissi al professore che se lui avesse visto uccidere un maiale nell’aia, come era successo a me da bambino, forse non sarebbe stato così netto nei giudizi. Un vecchietto col bastone della fiera si era fermato ad ascoltare i nostri discorsi e si rivolse a me. Caro lei, si vede che è nato dopo la guerra, come quei bambini viziati degli animalisti, che con la fame che c’era durante il fronte non solo i maiali ma anche le farfalle ci saremmo mangiati, come diceva il povero Tonino Guerra, e poi con questa mania avete fatto chiudere i macellai cui procuravo la carne, ancora vado in treno al mercato di Forlimpopoli, a fare cosa poi? Squillò il telefono del dottore. Il dottore rispose con lo sguardo preoccupato e poi disse, hanno ricoverato il mio collega, le farmacie sono chiuse per sciopero e non ha trovato le medicine. E le erboristerie? chiesi candidamente. Il dottore mi fece una gran boccaccia e salì sul treno con una maledizione.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento