Trasparenza amministrativa e Freedom of information act all’amatriciana

Luigi Oliveri 28/01/13
Il legislatore italiano fa i miracoli informatici. Dopo che per anni la normativa, ma soprattutto l’organizzazione amministrativa hanno brillato per una rilevante arretratezza nel campo della trasparenza e dell’utilizzo delle risorse informatiche, adesso tutto è destinato a cambiare.

Al grido “fridomovinfommescionact” tutti i documenti e le informazioni delle pubbliche amministrazioni saranno trasparenti, pubbliche e reperibili in internet.

A garantire questo risultato è la bozza di decreto legislativo, attuativo dell’articolo 1, comma 35, della legge “anticorruzione” 190/2012.

Talmente è forte l’entusiasmo del Governo, giunto agli sgoccioli del suo mandato, che con la delega si è scatenato. E, come detto sopra, adesso fa i miracoli.

In una delle disposizioni più rilevanti della bozza, la norma imporrà alle amministrazioni di pubblicare per ogni provvedimento amministrativo “il contenuto, l’oggetto, la eventuale spesa prevista e gli estremi relativi ai principali documenti contenuti nel fascicolo relativo al procedimento”.

Qui, prima di soffermarsi sul super potere informatico del legislatore, è opportuno fare qualche piccola sottolineatura. Abbiamo letto bene? Del provvedimento amministrativo occorre pubblicare “il contenuto” e “l’oggetto”? Ma, questi elementi, ci direbbe qualsiasi dotto di diritto amministrativo, sono elementi essenziali di ogni provvedimento. Basta pubblicare quello e il gioco è fatto. Del resto, la trasparenza impone appunto che sia possibile accedere ai direttamente alle decisioni e ai provvedimenti.

La norma della bozza di d.lgs, però, precisa che “la pubblicazione [dei provvedimenti nda] avviene nella forma di una scheda sintetica”.

L’arcano, allora, è chiarito. Come sempre, il legislatore passa da un eccesso all’altro. Da niente trasparenza, all’eccesso di trasparenza. Essa è utile per la vita democratica ed il controllo diffuso dell’attività amministrativa. Tutto bellissimo e giustissimo e doveroso.

Il passo in più che richiederà il legislatore, però, è di sintetizzare i contenuti dei provvedimenti nella famosa scheda. Sì, perché i giornalisti o i blogger interessati a cercare nei siti istituzionali non solo debbono poter accedere ad un outlook coordinato e semplice dei provvedimenti, senza faticare né nella ricerca, né nella loro apertura e lettura.

Insomma, la pubblicazione del provvedimento non può che avvenire attraverso un link al file. Scattano, allora, due difficoltà. La prima, di natura tecnica: i files linkati al sito non possono essere indicizzati, occorre quel click in più per scaricarli. La seconda difficoltà è di natura, come dire, relazionale: i provvedimenti amministrativi hanno un’aria un po’ burocratica. Questo è certamente causato da una cultura amministrativa particolare e non abituatissima ad essere propriamente chiara nell’esprimersi. Del resto, però, se il provvedimento amministrativo non ha quei contenuti e quelle forme, viene impallinato in sede di controlli o di giudizio. Dunque, non c’è moltissima scelta per il “burocrate”, costretto ad utilizzare lessico, linguaggio e forma “sacrali”, ma respingenti per il comprendonio comune.

Pertanto, secondo il legislatore, il provvedimento nella scheda deve essere riscritto, sintetizzato, sfrondato, reso in modo tale da poter essere subito compreso da chiunque.

Non basta, quindi,la trasparenza. Occorre anche la riscrittura in prosa dei provvedimenti amministrativi.

E’ chiaro che norme di questo genere vengono scritte da chi antepone principi generali, per quanto belli e condivisibili, alla ragion pratica. Chi ha redatto simile norma non si rende conto che impone alle amministrazioni una folle duplicazione del lavoro: prima scrivere il provvedimento nelle forme dovute, poi riprodurlo a beneficio del blogger di turno. Il tutto, in assenza di tempo, risorse e strumenti. A meno di non compiere la scelta di dedicare dipendenti intenti solo a riprodurre gli atti nella famosa “scheda sintetica”, a beneficio della trasparenza, che va benissimo. Ma poiché le risorse sono quelle che sono, simile lavoro non può che sottrarre forze lavorative ad altre. Come avviene in molti comuni, i quali hanno deciso di far presidiare i social network da propri dipendenti (spesso, per altro, con risultati non proprio esaltanti), per mantenere aperto il “dialogo coi cittadini”: parlare di scuola e dei problemi delle scuole che cadono a pezzi, invece di agire sulle scuole perché a pezzi non cadano…

Il redattore della bozza di decreto legislativo, in un sussulto breve (molto breve) di realismo si deve essere reso conto che la previsione creerebbe un carico di lavoro difficilmente sostenibile. Pertanto, ha pensato bene di stabilire che la già vista “scheda sintetica” sia “prodotta automaticamente in sede di formazione del documento che contiene l’atto”!

Il sussulto, come detto, c’è stato, ma è misurabile nell’ordine dei micro millesimi di secondo. Infatti, il rimedio al possibile incremento insostenibile del carico di lavoro è, appunto, il “miracolo” del legislatore: un sistema che, magicamente, mentre un dipendente pubblico redige un provvedimento amministrativo, produce automaticamente anche la scheda sintetica prevista.

Idea straordinaria, certo. Peccato che sia pura fantascienza, come le astronavi che viaggiano nel cosmo più veloci della luce o, per restare più pedestremente nei confini della scienza all’italiana, come i neutrini che viaggiano più veloci della luce nel tunnel che va da Ginevra al Gran Sasso.

Il legislatore pensa di imporre la produzione automatica della scheda di trasposizione del provvedimento amministrativo in prosa, senza che ancora non solo sia stato inventato il software geniale che potrebbe realizzare simile miracolo, ma nemmeno porsi il problema di quanto questo costerebbe, di quali investimenti occorrerebbe realizzare per giungere a simile prodigio.

Ma di “miracolo” deve realmente trattarsi, perché, come sempre, questa, come tutte le altre attività e adempimenti (decine, centinaia) previste dalla bozza di decreto legislativo debbono essere realizzate senza incrementare la spesa pubblica prevista dalla legislazione vigente.

I miracoli della tecnologia, la trasparenza “totale”, il Freedom of information act all’amatriciana. Ovviamente, un’amatriciana che produce il condimento automaticamente, mentre si calano i bucatini nella pentola…

Luigi Oliveri

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