L’opera tratta, in estrema sintesi, di paure e di speranze. Le paure descritte in queste pagine sono le peggiori cui l’essere umano possa pensare: acqua inquinata che porta malattie rare, tumori causati dall’amianto, condizioni di lavoro disumane, disastri ecologici, bambini e bagnanti che giocano su veri e propri strati di rifiuti tossici o respirano polveri letali, aragoste ripulite dal petrolio prima di essere messe in commercio, centinaia di morti causate da condizioni di lavoro insalubri o da incidenti terrificanti. Le speranze, invece, sono ben descritte illustrando il certosino lavoro giuridico, spesso poco noto, che singoli avvocati o associazioni portano avanti da decenni, nella maggior parte dei casi pro bono e con una forte motivazione personale, per cercare di contrastare simili fenomeni.
Sovente le energie investite si sgretolano di fronte a prescrizioni, a costi processuali inaffrontabili, a una normativa spesso molto “leggera”, in termini di sanzioni, rispetto alla pericolosità di certi comportamenti. La consapevolezza, però, che c’è qualcuno là fuori che combatte per la nostra salute, spesso contro multinazionali o società di grande potere, è, e deve essere, motivo di speranza.
Il libro consta, essenzialmente, di tre parti. Una breve introduzione dell’autrice, giornalista non nuova a queste tematiche e già investigatrice sui temi dell’amianto, una parte centrale, che descrive cinque casi esemplari collocati geograficamente un po’ in tutta Italia, e una breve intervista finale al giudice torinese Guariniello in tema di reati ambientali e indagini correlate.
Il primo caso illustrato riguarda la tratta Alta Velocità Firenze-Bologna e gli scavi nella “pancia” della montagna nella zona del Mugello: l’analisi spazia dalle sentenze del Tribunale di Firenze all’asserito danno idrogeologico arrecato, dal precipitare delle falde acquifere della zona di centinaia di metri sino alla scomparsa di corsi d’acqua, di sorgenti e pozzi, da frane improvvise ad aperture di crateri. La seconda questione ha a che fare con i rifiuti e con il Comitato Malagrotta, a nord di Roma, nato per osservare le attività della più grande discarica di Europa, migliaia di tonnellate di rifiuti da gestire quotidianamente sulla via di Casal Lombroso. I temi, in questo caso, riguardano discariche piene, una disattenzione diffusa nei confronti della raccolta differenziata e della separazione tra secco e umido, ma anche la presenza di sostanze tossiche e cancerogene, di liquidi inquinanti e di danni ambientali. Il parco regionale del Delta del Po e una vecchia centrale ENEL del Polesine sono l’oggetto del terzo caso, anche questo connotato da pulviscoli neri e piogge acide che portano problemi di salute dei lavoratori e dei cittadini. L’Osservatorio nazionale amianto e la lotta continua contro contaminazione e rare forme tumorali, e le vicende che occorrono a Sarroch, la città sarda del petrolio dove opera la raffineria Saras dei Moratti, già descritta nel pluripremiato film “Oil” di Massimiliano Mazzotta, sono gli ultimi due casi esposti nel volume.
Tanti aspetti del libro sono apprezzabili. Innanzitutto, l’autrice parla sempre, o cerca di parlare, con gli avvocati che hanno difeso le vittime e portato avanti le cause, al fine di far trasparire il caso attraverso il filtro, spesso preciso e documentato, degli occhi e delle parole dei legali e raggiungendo l’obiettivo di descrivere i fatti e di illustrare, al contempo, l’impegno e le attività di questi avvocati. In seconda battuta, il quadro disegnato è sicuramente idoneo a portare il giurista a riflettere: vengono descritti tanti problemi processuali, dall’incubo-prescrizione alla natura contravvenzionale di molti reati ambientali, dalla necessità di maggior coordinamento e mezzi (anche nelle Procure) sino alla durata dei processi, ai mutamenti di decisione nei gradi di giudizio e alle difficoltà di garantire un equo risarcimento alle vittime e ai loro familiari.
Apprezzabile, infine, l’attenzione alle fonti e il rigore con cui le questioni giuridiche sono accennate, tanto da generare una lettura d’interesse anche per l’avvocato già a conoscenza di simili tematiche.
L’argomento dell’attivismo in ambito legale è molto nordamericano, come tradizione, ma il merito dell’autrice è quello di illustrare come anche in Italia vi siano iniziative, spesso poco note, che contribuiscono, nel nostro piccolo, a mantenere viva questa nobile attività.
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