Le opzioni correlate alla nuova funzione mantengono comunque un’impostazione flessibile: tutte le informazioni online contenute nell’indirizzo e-mail e documenti acclusi possono essere integralmente eliminate una volta che intercorre la morte del proprietario; viceversa possono essere altresì lasciate libere alla gestione di un familiare, un erede o un amico tramite disposizioni imposte dal soggetto titolare ancora in vita. Qualora si opti per la cancellazione completa dei dati, è persino possibile predeterminare la rispettiva “morte presunta” in caso non venga utilizzato il servizio di cui si dispone per almeno tre mesi, sei mesi o un anno.
Dinanzi la quantità sterminata di informazioni che quotidianamente viene depositata negli archivi virtuali del web, l’organizzazione ed il controllo della cosiddetta eredità digitale stanno assumendo una rilevanza sempre più trasversale. Negli Stati Uniti, ad esempio, leaziende digitali hanno incrementato a dismisura le rispettive capacità di ‘accatastare’ i dati telematici tanto che, attualmente, il fisco, le banche e persino l’Fbi sono arrivate a trattare documenti e informazioni in formato esclusivamente analogico. La “nuvola” informatica è giunta così ad acquisire potenzialità di memoria sconfinate e il formato pdf ha di gran lunga superato, ai fini della conservazione e della tracciabilità, la tradizionale versione cartacea.
L’ostacolo più grande interposto tra la società liquida e la privacy delle persone in carne ed ossa, rimane tuttavia la sicurezza di accedere al vasto mare di informazioni. Ecco come e perché nasce il nuovo servizio proposto da Google; “Noi speriamo che esso consenta di progettare la vita digitale nell’aldilà, -precisa Andreas Tuerk, product manager di Google– e renda la vita più facile ai nostri cari quando ce se saremo andati”. Sia la legislazione in merito al diritto di privacy, difforme nei vari Paesi, che il diritto delle successioni, continuano a mostrare gravi lacune rispetto alle vicissitudini evolutesi in merito di lascito digitale e “afterlife”, ovvero la “vita dopo”.
Con riferimento sempre agli Usa, le normative approvate dalla maggior parte dei servizi di posta elettronica non permettono di trasferire interamente un indirizzo verso un altro soggetto, neppure a fronte della richiesta testamentale lasciata dal rispettivo titolare. In molti Stati inoltre i dati digitali, non essendo annoverati tra le proprietà di consistenza fisica, non possono venire trasferiti con la medesima facilità. Anche lo stesso familiare che esercita il libero accesso all’indirizzo e-mail del parente defunto, potrebbe incorrere in azioni perseguibili legalmente e dunque sanzionabili. In linea completamente antitetica rispetto alle direttive Google,il social network più famoso al mondo, Facebook, ha disposto che in caso di decesso del titolare, la correlata pagina di profilo potrà essere soltanto chiusa, o al massimo convertita in una sorta di memoriale dove non saranno accettati commenti di esterni.
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