– Aumento delle aliquote contributive della Gestione Separata INPS che tenderanno sempre più ad uniformarsi a quelle del lavoro dipendente nel prelievo ma non nelle garanzie e controprestazioni.
– l’articolo 12 della delega sulla riforma fiscale che si propone di assimilare fiscalmente l’attività professionale a quella d’impresa, con l’applicazione di un’unica imposta”imprenditoriale” su un reddito che potrebbe anche essere determinato con il criterio di competenza e non più con quello di cassa (quindi tassazione anche in caso di mancato incasso).
– le norme per contrastare le false partite IVA contenute nel DDL sulla Riforma del diritto del lavoro che nei fatti rischiano di creare non pochi problemi a quei lavoratori autonomi non iscritti ad albi professionali (penso soprattutto ai settori della consulenza e dell’informatica), che tali sono e tali vogliono continuare ad essere.
La presunzione di subordinazione prevista dall’articolo 9 del Ddl fa scattare l’obbligo di assunzione quando si verificano due su tre delle seguenti fattispecie:
– una percentuale del 75% del reddito complessivo percepito dallo stesso datore di lavoro (anche nel caso in cui le fatture siano emesse a soggetti diversi ma riconducibili alla stessa attività imprenditoriale);
– oltre sei mesi di durata del rapporto di lavoro
– l’utilizzo di postazioni di lavoro in una sede del committente.
Inapplicabilità della norma per le partite Iva che si siano certificate volontariamente presso le Camere di Commercio (aggiungendo cosi burocrazia a burocrazia), ovvero nel caso in cui il lavoratore autonomo percepisca un compenso minimo. Pare sia inoltre allo studio una franchigia del 6% sul totale dell’organico di un’azienda per le assunzioni con contratti a termine senza causale per 36 mesi ( Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/EiP2m). Inutile sottolineare come questa franchigia vada a tutelare solo le grandi imprese escludendo di fatto la gran parte delle PMI. Franchigia che pare inoltre non avere molto senso (es. puoi esser fuori legge ma poco ) Nel dubbio molti probabilmente preferiranno costituire una società, magari sfruttando l’occasione delle SSRL società semplificate a responsabilità limitata.
In tal caso però, vi prego, non chiamatele start up, evitiamo i titoloni sui giornali trasudanti ottimismo per la crescita impetuosa di nuove società. Non è crescita, solo burocrazia.
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