Negli ultimi anni, certifica l’associazione di consumatori, le tasse sulla casa hanno conosciuto un aumento del 177% negli ultimi 3 anni. Un aumento che è finito per costare agli italiani un conto pari a 16 miliardi di euro sulle abitazioni di proprietà.
Nel complesso i 9 miliardi pagati nel 2011 sulle tasse sulla casa – quando ancora era in vigore l’Ici – sono schizzati ai 25 del 2014, con i passaggi tra Imu e Tasi “non solo di una crescita della tassazione ma anche di un esborso superiore a carico di chi possiede abitazioni di basso valore”, come spiega il presidente dell’associazione a tutela dei consumatori, Carlo Rienzi.
Dunque, pare che il Codacons abbia fornito su un piatto d’argento i miglior argomenti possibili al premier Renzi, il quale di recente non perde occasione di ribadire che alla prima occasione utile – leggasi legge di stabilità – abolirà certamente la Tasi sulle prime abitazioni, riducendo anche il peso generale delle imposte sugli immobili di proprietà.
In realtà, spiega sempre il Codacons, le cose non stanno esattamente così: “L’eliminazione della Tasi e dell’Imu potrebbe trasformarsi in un boomerang a danno dei contribuenti, i quali potrebbero subire come conseguenza un inasprimento della pressione fiscale locale”.
Quello che teme il Codacons, infatti, è che se il governo toglierà da una parte, potrebbe finire con il pretendere dall’altra, mediante il ricorso all’aumento di ulteriori imposte locali, necessario per la conservazione del gettito da parte degli enti: “Il rischio contcreto è quello di una beffa ai danni dei contribuenti, si eliminano due tasse ma si aumentano tutte le altre imposte locali, situazione che potrebbe portare i cittadini a pagare addirittura di più rispetto all’attuale tassazione”.
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