Tari gonfiata: come chiedere il rimborso al Comune

Redazione 16/07/18
Molti cittadini esperti navigatori, cominceranno a notare sul sito web del proprio Comune le prime news in cui si annunciano le modalità e i moduli per chiedere e ottenere il rimborso della Tari, o meglio il rimborso di quanto è stato pagato in eccesso dai contribuenti negli scorsi anni per la parte variabile relativa alle pertinenze.

In pratica, sui calcoli sbagliati della Tari da oggi è possibile chiedere il rimborso, ovviamente con tempi e modalità decise dagli enti locali. Come ha stabilito una circolare del Ministero delle finanze, il rimborso può andare indietro sino al 2014.

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A complicare un po’ le cose ci ha pensato la Corte dei conti, che ha stabilito che devono essere i giudici tributari o amministrativi, a decidere se la parte variabile sui box vada restituita ai cittadini. Ai Comuni, invece, è stata data la possibilità di usare la fiscalità generale per coprire eventuali buchi di bilancio.

I rimborsi interessano quei Comuni, grandi e piccoli, dove sono stati seguiti criteri diversi da quelli indicati, per applicare la quota variabile. La Tassa, ricordiamo, è costituita da una quota fissa, che è quella che va moltiplicata per i metri quadri dell’immobile, e da una definita variabile che si basa sul numero di abitanti. Quest’ultima va applicata solo una volta anche in presenza di box, cantine o soffitte. L’errore è nato perché in alcuni Comuni è stata ripetuta per ogni “pertinenza autonoma”.

Così ora iniziano ad arrivare le prime circolari dei Comuni, che annunciano le modaità di richiesta rimborso Tari gonfiata.

In molti Comuni – come ad esempio quello di Rimini – le domande possono anche essere presentate online a partire dal 18 giugno, accedendo al portale, previa registrazione e autenticazione con utente e password.

La bomba era scoppiata mesi fa, quando ci si è accorti che i Comuni avevano calcolato in modo errato e illegittimo la quota variabile da pagare, applicandole cioè anche alle pertinenze della casa domestica, anche se non assoggettabili alla tassazione.

Il risultato di questa calcolo è stata una super tari che ha addebitato sui contribuenti costi maggiorati.

Secondo le Associazioni dei consumatori è stata gonfiata in diversi comuni, tra cui:

  • Milano
  • Napoli
  • Catanzaro,
  • Siracusa
  • Ancona
  • Rimini

Tari: come accorgersi se si è pagato di più

Per capire se si ha diritto al rimborso, perché si è pagato più del dovuto, è sufficiente prendere in mano i bollettini tari inviati dal proprio Comune negli ultimi 4 anni, dove sono riportati i calcoli della tariffa applicata sulla singola unità immobiliare e sulle pertinenze.

Se su queste è presente una quota variabile della tassa esplicitata si ha diritto a chiedere il rimborso.

La parte realtiva alla quota variabile Tari  si trova sull’avviso di pagamento, nella parte relativa al dettaglio delle somme. In pratica, la parte variabile deve essere presente solo sull’abitazione e non sulle pertinenze.

Vediamo come è possibile chiedere il rimborso per la Tari gonfiata.

Tari gonfiata: come chiedere il rimborso

Per chiedere il rimborso tari occorre:

  • presentare, entro 5 anni dal pagamento, al proprio Comune la domanda di rimborso su carta semplice compilato e spedito a mezzo raccomandata A/R;
  • i dati da riportare nella domanda sono quelli relativi alla pertinenza e al proprietario, l’importo versato e quello che si chiede come somma di rimborso;
  • verificare bene a chi va inviata la richiesta di rimborso. Alcuni Comuni affidano a società private il compito di riscuotere la Tari e inviare i bollettini. In questo caso il rimborso va chiesto alla società;
  • se entro 90 giorni dall’invio domanda, nessuno risponde, il contribuente può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale competente.

Si consiglia comunque di controllare le modalità di richiesta rimborso Tari comunicate dal proprio Comune, anche sul sito web, dove solitamente le amministrazioni pubblicano dei modelli reimpostati da compilare e spedire.

Per approfondimenti: Tari, il calcolo dopo la Legge di Bilancio 2018

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