La stima è stata effettuata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha sottratto dalle spese di cui le medesime Amministrazioni comunali si sono fatte carico per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (7 miliardi di euro) le entrate provenienti dall’applicazione della Tarsu o della Tia (6,1 miliardi di euro). Il risultato della differenza fra le due cifre è 0,9 miliardi di euro, a questa cifra però bisogna aggiungere circa 1 miliardo di euro che deriva dall’applicazione della maggiorazione di 30 centesimi a metro quadrato contemplata dalla Tares a carico del titolare dell’immobile. Questo miliardo è stato ipotizzato dalla Relazione tecnica allegata al decreto legge “Salva Italia” del 2011.
Il legislatore, infatti, ha deciso che la Tares sarà necessaria per finanziare i cosiddetti “servizi indivisibili” erogati dagli Enti Locali, ossia quei servizi comunali di cui trae giovamento l’intera collettività ma per i quali non è possibile realizzare una ripartizione in base alla reale percentuale di utilizzo individuale.
L’illuminazione pubblica o la manutenzione delle strade pubbliche, per intendersi, rappresentano un efficace esempio di servizio indivisibile, che hanno risvolti benefici sull’intera cittadinanza ma che sono difficilmente ripartibili, nel senso che non è possibile quantificare chi ne benefici maggiormente o meno fra i cittadini. Per garantire la copertura di tali servizi indivisibili i Comuni dovranno applicare con la Tares un costo supplementare a carico del contribuente che è di 30 centesimi a metro quadrato, il che corrisponde ad un gettito complessivo di 1 miliardo di euro. Non è tutto. Infatti il costo aggiuntivo può essere elevabile dai Comuni fino alla soglia dei 40 centesimi per metro quadrato.
La Tares dunque costa di più delle precedenti tasse sui rifiuti e la loro rimozione perché, come ricorda la CGIA, il legislatore ha stabilito che ciascun Comune, con le entrate di questa nuova imposta, dovrà coprire integralmente la spesa sostenuta per la realizzazione del servizio. In ragione di questo, in maniera ancora del tutto “spannometrica” l’aggravio sarà di almeno 0,9 miliardi a cui si sommerà un altro miliardo proveniente dall’applicazione del supplemento di 0,30 centesimi per metro quadrato.
Complessivamente il costo della Tares sarà almeno di 8 miliardi di euro: 7 provengono dal costo totale del servizio a cui si aggiunge un miliardo di gettito derivante dall’applicazione della maggiorazione. Questa cifra, al momento, è approssimata per difetto, dal momento che i dati disponibili e registrati dai bilanci comunali non coinvolgono i costi dei Comuni che hanno esternalizzato il servizio.
“Sia essa tassa o tariffa, quella sui rifiuti ha subito i maggiori rincari – spiega Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – Negli ultimi 10 anni la spesa media per le famiglie italiane è cresciuta del 60,9%. Se nel 2002 spendevamo 124 euro nel 2012 l’importo medio ha toccato i 327 euro. Ora con la Tares la situazione è destinata a peggiorare. Speriamo che i Sindaci stiano molto attenti e introducano delle misure di esenzione a favore delle famiglie più in difficoltà al fine di contenerne l’impatto economico”.
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