La delibera è arrivata nella giornata di ieri, 27 giugno, quando il presidente della Camera – Roberto Fico – ha presentato il testo all’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Ora c’è tempo fino al 5 luglio per proporre eventuali emendamenti e modifiche. Tra il 9 e il 13 luglio si dovrebbe poi andare al voto, e una volta approvata la delibera, entrerà in vigore il 1° novembre.
Mentre esultano i pentastellati, con Di Maio che afferma “è un giorno storico”, non si sono fatte attendere le prime reazioni infuocate dei parlamentari, pronti a scagliarsi contro la misura, che dal prossimo autunno punta a superare il sistema di privilegi su cui per decenni si sono adagiati i membri del parlamento italiano.
Prima fra tutti, anche se con toni un po’ più soft, la presidente del Senato – Elisabetta Casellati – che ha cercato di arginare l’onda d’urto del provvedimento, auspicando “soluzioni condivise” e lasciando intendere di avere “qualche perplessità sul fatto di poter incidere sui diritti acquisiti”. Secondo la Casellati il taglio potrebbe “incidere sullo status di persone che magari oggi possono avere anche un’età rilevante e che si trovano improvvisamente ad avere uno stipendio magari inferiore al reddito di cittadinanza”.
Toni più duri escono invece dalle bocche degli ex deputati, che si fanno sentire tramite le parole del presidente dell’Associazione degli ex parlamentari – Antonello Falomi – che annuncia una pioggia di ricorsi contro il provvedimento, o addirittura una vera e propria class action. E c’è di più: la stessa Associazione ha inviato a tutti i membri dell’Ufficio di presidenza della Camera una diffida extragiudiziale a non approvare la Delibera, minacciando in caso contrario un’azione di richiesta risarcimento danni, della quale potrebbe rispondere personalmente e patrimonialmente ciascun membro dell’ufficio.
Vediamo cosa potrebbe cambiare con l’approvazione della Delibera sul taglio vitalizi e a quali privilegi dovrebbero rinunciare i nostri ex parlamentari.
Taglio vitalizi: cosa prevede la Delibera Fico
I vitalizi in realtà erano già stati aboliti, ma non quelli già assegnati. Prime vittime, quindi, del provvedimento, sarebbero i membri più anziani del parlamento. La delibera messa a punto dai 5 stelle punta a superare il sistema di calcolo dei vitalizi su base retributiva, introducendo il calcolo contributivo. Una soluzione che, come affermato dal presidente Fico, farebbe risparmiare fino a 40 milioni di euro.
“La proposta che ho presentato prevede il ricalcolo secondo il metodo contributivo dell’attuale sistema di assegni erogati dalla Camera agli ex parlamentari – ha spiegato su Facebook Fico -. Parliamo di 1.338 vitalizi che saranno tagliati: per la maggioranza dei casi dal 40 al 60 per cento”. Il totale dei vitalizi erogati dalla Camera ammonta a 1.405. Come annunciato, 1.338 saranno ricalcolati, e quindi, eliminati, mentre gli altri 67 non verranno ritoccati. I 67 riguardano i deputati che hanno versato contributi per 4-5 legislature.
L’assegno vitalizio non può essere in ogni caso inferiore ai 980 euro al mese, cioè l’importo lordo che, a partire dalla riforma in vigore dal 2012, l’ex deputato matura con una legislatura completa alle spalle. Inoltre, se per effetto del ricalcolo l’ammontare degli assegni vitalizi, diretti e di reversibilità, compresi i trattamenti pro rata, risulti ridotto in misura superiore al 50 per cento rispetto all’importo dell’assegno, calcolato in base al regolamento in vigore alla data dell’inizio del mandato parlamentare, all’ex deputato sarà corrisposto l’assegno minimo (980 euro) aumentato della metà (altri 490), per un totale di 1.470 euro al mese.
Taglio vitalizi: a chi si applica
Il futuro taglio vitalizi si applica a partire dal 1° novembre agli assegni e quote di vitalizi – diretti o di reversibilità – degli ex parlamentari della camera.
Taglio vitalizi: quanto si risparmia
Se il taglio vitalizi entrasse in vigore, il beneficio per le casse dello Stato in termini di risparmio sarebbe di circa 40 milioni di euro. Come reso noto da Roberto Fico: “Per costruire questa proposta abbiamo collaborato con Inps e Istat, in modo da definire il ricalcolo secondo il metodo contributivo nel modo più preciso. Gli ex parlamentari riceveranno quanto hanno versato. Non solo, dal ricalcolo dei vitalizi si possono risparmiare circa 40 milioni di euro l’anno. Significa 200 milioni di euro a legislatura”.
È contro questa sforbiciata che ora si scagliano gli ex membri del parlamento. Con toni ancora più accesi risponde comunque il ministro del Lavoro – Luigi di Maio – parlando di schiaffo alla misera e minacce, e ribadendo “noi a queste minacce siamo abituati dagli ultimi sei anni. Quelli sono privilegi rubati, non diritti acquisiti e la smettano con le minacce, è uno schiaffo alla miseria fare ricorsi e protestare perché ti tolgo un vitalizio di 6-7000 euro quando sei stato tre giorni in Parlamento”.
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