Molti l’aspettavano, molti altri la ritengono superflua, se non addirittura “dannosa”. Fatto sta che sembra arrivato il momento dell’entrata in vigore della tanto discussa “Tabella unica nazionale” per il risarcimento delle macro lesioni.
Parliamo del parametro normativo unico a livello nazionale che consentirà di quantificare economicamente il valore, in termini di risarcimento, dei danni fisici superiori al 9% di invalidità permanente (per i danni fino al 9% esiste già una tabella nazionale, in uso per quantificare in particolare i danni conseguenti a sinistri stradali).
L’entrata in vigore di tale tabella viene rimandata sin dal 2005, anno di emanazione del Codice delle Assicurazioni nel quale, con l’art. 138, si stabiliva che “al fine di garantire il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento” il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto emanare questa specifica tabella. A dire il vero, l’articolo citato richiedeva che tale emanazione avvenisse “entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore” del Codice delle Assicurazioni, invece sono passati ben 16 anni.
Ovviamente in tutto questo tempo le esigenze risarcitorie delle migliaia di danneggiati che ogni anno subiscono sinistri in Italia non sono rimaste insoddisfatte. Ciascun tribunale d’Italia, infatti, ha sopperito alla mancanza di un riferimento legislativo predisponendo e adottando degli specifici parametri di riferimento.
In particolare le tabelle in uso presso il Tribunale di Milano, il cui ultimo aggiornamento risale al 2018, sono state più volte definite dalla Corte di Cassazione, soprattutto a partire dal 2016, come vero e proprio “criterio guida” per la liquidazione del danno non patrimoniale divenendo, di fatto, il punto di riferimento in tutta Italia.
Pertanto, della tanto agognata “Tabella unica nazionale” sembrava non essercene più bisogno, in quanto i riferimenti utili per garantire la corretta quantificazione di tali danni erano ormai consolidati e in uso da diversi anni, per altro con il placet della Suprema Corte.
Ciononostante c’è chi ha continuato a spingere per arrivare all’emanazione di questa tabella nazionale, evidentemente con un unico obiettivo: ridurre gli importi prevedibili a titolo di risarcimento.
Di questo possiamo esserne certi, visto che ciò che balza subito all’occhio è che il parametro iniziale sul quale vengono calcolati tutti i valori della emananda tabella, ovvero il cosiddetto “punto base” biologico, è molto più basso rispetto al medesimo riferimento riportato nelle Tabelle di Milano. Si passa, infatti, da 1.182,41 € a 814,27 €.
Viene inoltre introdotto un nuovo “moltiplicatore” basato sulla intensità del danno morale, definibile come “lieve”, “medio” e “massimo”.
Si tratta di una grande novità dal punto di vista metodologico, in quanto le tabelle di Milano prevedono per ciascun livello di invalidità una percentuale fissa di maggiorazione del relativo valore economico riferito al danno morale che, in sostanza, si presume quantificato in quel valore minimo, ferma restando la possibilità di dare prova di un grado maggiore.
Ora, invece, prevedere tre diversi livelli di danno morale (dove il livello minimo comporta una maggiorazione ovviamente minore rispetto al valore unico attualmente in uso) comporterà inevitabilmente un aumento delle discussioni tra danneggiati e compagnie e, conseguentemente, un aumento del contenzioso in sede civile, visto che la parte debitrice sarà presumibilmente portata a riconoscere sempre il minimo.
C’è da dire che i più tenaci sostenitori della utilità di questa nuova tabella portano a sostegno delle proprie posizioni il fatto che i risarcimenti medi previsti risulterebbero essere più “generosi” per i sinistri più gravi, ovvero quelli che comportano lesioni superiori al 90% di invalidità permanente.
Se ciò risulta essere vero confrontando i nuovi parametri tabellari con quelli milanesi, va anche considerato che in tutti gli altri casi (che, statisticamente, costituiscono la stragrande maggioranza) i risarcimenti previsti sono comunque decisamente più bassi. Secondo il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, che ha svolto un’analisi dettagliata delle differenze tra i valori economici delle due tabelle, nuovi riferimenti permetterebbero alle compagnie di risparmiare tra 500 e 800 milioni di euro. E per “risparmiare” si intende “pagare di meno” risarcimenti che, attualmente, vengono definiti sulla base di valori destinati ad essere ridotti drasticamente.
In definitiva, quando entrerà in vigore questa nuova tabella unica nazionale le compagnie di assicurazione ci guadagneranno, e non poco, mentre ci perderanno (molto) i danneggiati. Spiace doverlo constatare, del resto senza molta meraviglia, ma si tratta dell’ennesimo regalo ai colossi assicurativi, a discapito dei cittadini.
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