A partire dal 1° gennaio 2013 le nuove regole stabiliscono che si potrà conseguire la pensione di vecchiaia con almeno 62 anni e 3 mesi di età per le lavoratrici dipendenti (o 62 anni nel 2012, ma in tal caso si sarebbe potuti uscire con le regole precedenti, avendone 61 nel 2011 e avendo quindi “superato” la finestra mobile). 63 anni e 9 mesi sono previsti, sempre dal 1° gennaio 2013, per le lavoratrici autonome. I lavoratori maschi, invece, potranno andare in pensione di vecchiaia con 66 anni e 3 mesi.
Forte giro di vite anche per le pensioni di anzianità. Il calo più consistente si è avuto per quelle del privato passate da 131.538 dei primi 11 mesi del 2011 a 93.404 dei primi 11 mesi del 2012 (un calo del 29%). Assai più contenuta la diminuzione delle pensioni di vecchiaia del privato, da 99.011 dei primi 11 mesi 2011 a 93.428 nei primi 11 mesi del 2012 (per un -5,6%). Nello stesso arco di tempo sono aumentate le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti (da 49.079 dei primi 11 mesi 2011 a 66.812 nel 2012, +36%), mentre risultano pressoché dimezzate quelle degli autonomi.
Nei primi 11 mesi del 2012 l’Inps ha erogato 186.832 pensioni per il settore privato (-19% rispetto alle 230.549 del 2011) e 80.900 nel settore pubblico (erano 98.000 nello stesso periodo 2011, in calo del 17,5%), finora gestito dall’Inpdap. In totale si registra una diminuzione complessiva di circa 60.000 assegni rispetto a quelli liquidati nel periodo gennaio-novembre del 2011 da Inps ed Inpdap separatamente.
Un’accelerazione per le nuove pensioni si è registrata nei mesi di ottobre e novembre 2012 (dai 140.616 nuovi assegni erogati da gennaio a settembre agli 186.832 complessivi fino a novembre): 47.000 trattamenti in più in soli due mesi. L’aumento si spiega con il fatto che il confronto avveniva con un anno (il 2011) in cui le uscite avvenivano ancora con il sistema delle “finestre fisse” (e, quindi, non nei mesi di ottobre e novembre).
Buoni i dati relativi all’età media di uscita dal mondo del lavoro in Italia. Nel privato si conferma la crescita di un anno con il passaggio da 60,3 anni nel 2011 a 61,3 anni nel 2012, mentre il settore pubblico fa registrare una crescita più modesta (da 60,8 anni a 61,1 anni), dovuta soprattutto ai numerosi prepensionamenti. I dati mettono il nostro Paese nella condizione di una delle migliori sostenibilità pensionistiche future in Europa, con trend attualmente migliori anche del sistema tedesco.
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