SuperInps già in rosso: l’accorpamento della Previdenza mette a rischio le pensioni!

Come fai, fai male, diceva il saggio (anzi, l’italiano medio messo di fronte a una scelta che, comunque, si sarebbe rivelata ad alto tasso di rischiosità). Ecco, appunto: prendete la storia del momento, questa SuperInps “a reti unificate” che, nelle intenzioni del Governo e sulla scia della spending review allargata, ha incorporato le soppresse Inpdap ed Enpals per risparmiare sia sul personale che sui costi di gestione, come deciso nell’articolo 21 del decreto 201 del 2011 (la manovra Monti).

Piccolo problema: pare che la creatura sia nata, diciamo, con qualche difetto, se così si possono chiamare i 6 miliardi di euro di debito previsti nel solo 2012, che per il prossimo biennio sfioreranno i 7 miliardi e, alla lunga, potrebbero causare l’intero crollo del sistema pensionistico.

Come è possibile? Forse è semplice: se al buco sommi il buco, si crea una voragine. E la sola Inpdap presentava già un grave deficit di bilancio che si portava dietro da tempi immemori.

Sono queste le (rapide) conclusioni a cui è giunto il Consiglio di indirizzo e Vigilanza del SuperInps, messe nero su bianco nella prima nota di variazione di bilancio 2012 dell’ente. Il Civ chiede al governo “interventi correttivi” volti a risolvere o comunque a tamponare la falla, e “ribadisce la necessità che tutti i fondi o gestioni che presentano un andamento economico-patrimoniale negativo siano sottoposti ad un attento monitoraggio, nonché l’urgenza di aggiornare al più presto i bilanci tecnici con i quali valutare la futura evoluzione” degli stessi “nonché la sostenibilità dell’intero sistema”.

Non è mica finita. A parte l’interrogativo immediato, e cioè “ma prima di accorpare gli enti non sarebbe meglio verificare, con stime da macroeconomia nemmeno troppo complesse, il rapporto rischi – benefici e il punto di pareggio?”, quel che infonde ulteriore pessimismo e fastidio, soprattutto in tutti i dipendenti pubblici a rischio licenziamento o esubero anche per questo tipo di accorpamenti (non tutte le unioni sono positive, e la cosa vale probabilmente anche per le province: si teme che sia la qualità delle ‘fusioni’ a determinarne il successo, non la quantità…), sono le dichiarazioni di Rocco Carannante e Luigi Scardaone, consiglieri del CIV Inps in rappresentanza della Uil. “Con l’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals si sono prodotti effetti disastrosi per la situazione patrimoniale dell’Inps con una riduzione di quasi 5 miliardi di euro interamente ascrivibili al disavanzo economico dell’Inpdap”. Giudizi politici? Forse si, ma qui si parla di 20 miliardi di debito in tre anni. Non che, giusto ribadirlo per la par condicio, senza l’accorpamento le vecchie Inpdad ed Enpals sarebbero ‘rinsavite da sole’, certamente. Ma quanto tempo sarà necessario per avere effetti positivi? Se lo scopo globale è il risparmio, occorre verificarlo sul medio-lungo termine. Per evitare che, alla scadenza del mandato Monti, si dia un calcio al secchio scoprendo che dentro non c’era neppure troppo latte.

Matteo Peppucci

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