Questa procedura sugli stipendi PA, che fu imposta dalla riforma Brunetta, fu ‘accantonata’ dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 141/2011, che aveva di fatto sospeso gli effetti della riforma.
L’articolo 6, comma 1, del citato decreto legislativo stabilisce, infatti, che “la differenziazione retributiva in fasce prevista dagli articoli 19, commi 2 e 3, e 31, comma 2, del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, si applica a partire dalla tornata di contrattazione collettiva successiva a quella relativa al quadriennio 2006-2009“.
Il blocco dei contratti e degli stipendi PA, protrattosi fino al 2015, ha di fatto impedito che le fasce di valutazione riprendessero vita per 4 quattro anni. Ora, dopo lo sblocco dei contratti PA – non retroattivo ma per il futuro – deciso dalla Corte Costituzionale, il meccanismo ‘dovrebbe’ ripartire.
In ogni caso, lo scenario più probabile, come affermato ieri dal presidente dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni), Sergio Gasparrini, è che la contrattazione per il pubblico impiego e gli stipendi PA riprenda nel 2016. Si dovrà infatti aspettare la Legge di Stabilità, che ‘solitamente’ fissa l’importo dedicato per il rinnovo dei contratti.
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