Salario minimo, flat tax, detassazione di tredicesime e straordinari. Sono tante le riforme in cantiere che avranno un impatto sugli stipendi dei dipendenti nei prossimi mesi ed anni.
Non dimentichiamo poi le misure già in vigore nel 2023, finalizzate soprattutto alla riduzione del cuneo fiscale, come lo sgravio sui contributi IVS e l’aumento della soglia di esenzione per i beni e servizi riconosciuti dal datore di lavoro ai dipendenti con figli a carico.
Analizziamo ora in dettaglio come cambieranno gli stipendi dei lavoratori nel breve-medio periodo, grazie ad una guida completa sulle misure vigenti e quelle ancora in discussione.
Indice
Stipendi e tredicesima: le novità della prossima riforma fiscale
Negli ultimi giorni di giugno la Commissione Finanze della Camera ha completato l’esame del disegno di legge (atto numero 1038) con cui si delega il governo alla riforma del fisco.
Nell’ambito dei provvedimenti approvati è di nostro interesse la detassazione di tredicesima, straordinari e premi di produzione. Come riporta il quotidiano “Il Corriere della Sera” nella sua versione online, il testo del D.D.L. è atteso “per il 10 luglio in Aula per l’esame. Poi dovrà andare al Senato ed essere approvato entro il 28 luglio. Il governo avrà quindi 24 mesi di tempo per varare i decreti attuativi”.
Detassazione straordinari
La Commissione Finanze della Camera, come anticipato, ha dato l’ok ad una serie di proposte emendative riguardanti la “Delega al Governo per la riforma fiscale”, tra cui figura l’applicazione “in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali, in misura agevolata, sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia” (Bollettino delle giunte e delle commissioni parlamentari, Finanze, 29 giugno 2023, disponibile su “camera.it”).
Detassazione tredicesima
Gli emendamenti approvati in Commissione Finanze contemplano altresì l’applicazione di un’imposta sostitutiva di Irpef ed addizionali, riguardante questa volta i redditi di lavoro dipendente erogati a titolo di tredicesima mensilità.
Detassazione premi di produttività
Una terza novità in materia di detassazione, contenuta nella delega fiscale, riguarda “l’applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali, in misura agevolata, sui premi di produttività” (Bollettino delle giunte e delle commissioni parlamentari “camera.it”).
Flat tax ai lavoratori dipendenti?
Per quanto riguarda l’estensione della flat tax (o tassa piatta) ai lavoratori dipendenti la situazione è in stand-by. Nel D.D.L. si fa riferimento ad una “complessiva valutazione, anche ai fini prospettici, del regime sperimentale di tassazione degli incrementi di reddito introdotto, per l’anno 2023, per le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni” (articolo 5).
Gli scaglioni Irpef
Nell’ottica di transitare verso un sistema ad imposta unica il disegno di legge delega si pone l’obiettivo di ridurre gradualmente il numero di scaglioni Irpef a tre e, successivamente, a due.
Ricordiamo che, ad oggi, gli scaglioni d’imposta sono quattro:
- 23% per i redditi fino a 15 mila euro;
- 25% per i redditi da 15.001 a 28 mila euro;
- 35% per i redditi da 28.001 a 50 mila euro;
- 43% per i redditi pari o superiori a 50.001 euro.
Per approfondire il tema del rapporto di lavoro dipendente si consiglia il volume “Il Lavoro subordinato”.
Stipendi e riforma fiscale: fringe benefit
La normativa fiscale (Testo unico delle imposte sui redditi o TUIR approvato con Decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986 numero 917) esclude da tassazione (articolo 51, comma 3) i beni ceduti e i servizi prestati se complessivamente il loro valore non supera, nel periodo d’imposta, euro 258,23. L’obiettivo del legislatore è stato, negli ultimi anni, quello di aumentare la soglia esenzione, come misura volta a ridurre il peso di contributi e tasse sulle buste paga dei lavoratori e aumentare quindi gli stipendi netti.
Così, nell’anno corrente, sono esenti i beni e servizi fino a 3 mila euro ma esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico, come da dichiarazione al datore di lavoro rilasciata indicando il codice fiscale dei figli stessi. Resta quindi fermo a 258,23 euro il limite previsto per tutti gli altri dipendenti senza figli a carico.
Da notare che nel conteggio del limite:
- Non si considerano i buoni carburante sino alla soglia di 200 euro per dipendente;
- Sono ricomprese le somme riconosciute per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas, con riguardo ad immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, sulla base di un titolo idoneo, dal dipendente, dal coniuge o dai suoi familiari, a prescindere che negli stessi abbiano o meno stabilito la residenza o il domicilio, a patto che ne sostengano effettivamente le relative spese.
La delega fiscale
Al di là di quelle che sono le deroghe che, in maniera provvisoria, estendono la soglia di esenzione fiscale, in tema di beni e servizi ai dipendenti il disegno di legge sulla riforma fiscale intende procedere ad una revisione e semplificazione della normativa.
Ad essere interessa è la disciplina sulle somme e i valori esclusi dalla formazione del reddito e, nello specifico, i compensi in natura. Come si legge nel D.D.L. è prevista una “rivisitazione dei limiti di non concorrenza al reddito dei fringe benefit, cioè di quei beni e servizi che il datore di lavoro mette a disposizione dei propri dipendenti con la finalità di incentivare e valorizzare il lavoratore, oltre che di creare una fidelizzazione del lavoratore medesimo” (articolo 5, comma 1, lettera e).
Stipendi e tredicesime: taglio al cuneo fiscale
Sempre nell’ottica di ridurre il cuneo fiscale sulle buste paga dei lavoratori dipendenti, in via eccezionale per l’anno 2023 (1° gennaio – 31 dicembre) è riconosciuto un esonero sulla quota dei contributi previdenziali IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) a carico del lavoratore, pari a:
- 2% se la retribuzione imponibile non eccede l’importo di euro 2.692,00;
- 3% se la retribuzione imponibile non eccede l’importo di euro 1.923,00.
L’esonero in questione si applica anche sulla tredicesima mensilità, mentre resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
A seguito di quanto previsto dal Decreto Lavoro (D.L. 4 maggio 2023 numero 48) dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 la riduzione IVS passa, rispettivamente, a:
- 6% se la retribuzione imponibile non eccede l’importo di 2.692,00 euro;
- 7% se la retribuzione imponibile non eccede l’importo 1.923,00 euro.
L’aumento al 6 – 7%, tuttavia, non agisce sulla tredicesima mensilità che, pertanto, potrà beneficiare della riduzione IVS secondo le percentuali al:
- 2% se la tredicesima non eccede l’importo di 2.692,00 euro (ovvero euro 224,00 in caso di tredicesima erogata mensilmente);
- 3% se la tredicesima non eccede l’importo di 1.923,00 euro (ovvero euro 160,00 se la tredicesima è erogata mensilmente).
Da notare che la verifica sul rispetto delle soglie retributive dev’essere effettuata in maniera distinta sulla retribuzione mensile e sui ratei di tredicesima. Di conseguenza, è possibile che nel singolo mese la riduzione applicata sulla retribuzione mensile sia differente da quella operante sulla tredicesima.
Proposta di salario minimo a 9 euro: come cambierebbero gli stipendi?
La settimana scorsa i partiti di opposizione al governo Meloni, eccezion fatta per Italia Viva, hanno manifestato la volontà di depositare alla Camera una proposta di legge per l’introduzione in Italia del salario minimo.
Secondo quanto ha riportato l’agenzia Ansa i contenuti della proposta si dividono in sette punti, tra cui si citano:
- Al lavoratore di ogni settore economico dev’essere riconosciuto un trattamento complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, fermo restando i trattamenti di miglior favore;
- Ad ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione viene comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora;
- La giusta retribuzione così definita non riguarda solo i lavoratori subordinati ma altresì i rapporti di lavoro nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo;
- Creazione di una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario;
- Dev’essere disciplinata e garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso;
- Dev’essere riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati;
- Dev’essere riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina ed un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso.
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