Contrariamente a quanto previsto dalla Riforma Madia, che dal 2016 portava al 60% lo svincolo delle nuove assunzioni delle amministrazioni centrali e locali, ad oggi ciò che rimane è soltanto una possibilità di deroga al limite del 25%. In tutti gli enti territoriali coinvolti dal processo di mobilità del personale degli enti di area vasta riservato a funzioni non basilari, si prevede che la percentuale del turn-over possa stabilirsi all’80% con l’intento di riuscire ad assorbire gli esuberi dalle ex-Province.
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Anche i fondi per gli uffici di diretta collaborazione dei ministri subiranno un taglio del 10%, mentre verrà predisposto un tetto ai trattamenti accessori del personale (anche dirigenziale) non potendo superare la soglia del 2015 in vista del restringimento dei comparti a quattro. L’ultima versione del testo di Stabilità alleggerisce gli organici non mettendo a disposizione i posti dirigenziali vacanti in prima e seconda fascia nelle amministrazioni statali. I soli esclusi dalla riduzione del 10% dei fondi per la retribuzione di risultato sono i dirigenti pubblici.
Anche il settore-scuola subirà tagli rilevanti, pari a 60 milioni per le supplenze brevi e a 2 milioni l’anno, per il biennio 2016-2018, per le supplenze negli istituti scolastici all’estero. 50 milioni, invece, sono previsti per finanziare le “chiamate dirette per elevato merito scientifico” dell’Università: vale a dire 500 posti da ordinario o associato da bandire a partire dal prossimo anno per ricercatori o studiosi sia italiani che stranieri.
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Dopo quasi cinque anni, potrebbero poi sboccarsi (senza però includere gli arretrati) per i professori dell’Università gli scatti delle retribuzioni connessi alle carriere universitarie messi in cantiere dalla riforma Gelmini del 2010. Infine, la manovra di bilancio mette sul piatto per i ricercatori 55 milioni per il 2016 e 60 milioni a decorrere dal 2017 per il Fondo di finanziamento ordinario degli atenei in vista dell’assunzione di mille ricercatori a tempo indeterminato.
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