Stabilità 2016: nuove sanzioni tributarie, esclusa la voluntary disclosure

Redazione 02/11/15
Con la manovra di Stabilità 2016 (VAI AL TESTO), appena presentata in Parlamento, vengono anticipate al 1° gennaio 2016 le nuove regole della riforma delle sanzioni tributarie, contenute nel Titolo II del D.Lgs. n. 158 del 2015. La predisposizione esclude l’applicazione del principio del favor rei esclusivamente alle sanzioni che si applicano alla procedura di voluntary discosure. In base a questo principio, infatti, vengono applicate le sanzioni vigenti al momento della presentazione della domanda da parte del contribuente, non rilevando invece il momento in cui la sanzione viene calcolata ed applicata a seguito della valutazione delle istanze.

LEGGI ANCHE: Legge di Stabilità 2016: tutti i contenuti

Sono diverse le contestazioni sollevate in merito alla disparità sanzionatoria degli illeciti che emergono con la voluntary disclosure sotto il profilo della costituzionalità. Nessuna giustificazione viene, infatti, recata a favore di questa deroga nella relazione illustrativa dello schema della legge di Stabilità 2016, non potendo così valutare i motivi che hanno spinto il legislatore a disporre tale eccezione al principio generale del favor rei.

La domanda ricorrente ora riguarda lo scopo che si cela dietro tale discriminazione nell’esaminare le violazioni in base alla tipologia di illeciti commessi: da un lato quelli relativi alla detenzione illegale di denaro all’estero che la voluntary disclosure vuole fare affiorare, dall’altro le restanti violazioni tributarie per le quali possono trovare applicazione gli istituti premiali di definizione del profilo sanzionatorio dei comportamenti che sotto il profilo fiscale si considerano illeciti.

LEGGI ANCHE: Voluntary disclosure: in attesa della proroga, tutte le regole per una corretta adesione

Si sollevano analoghi dubbi anche sull’eventuale violazione, da parte del legislatore, del principio di uguaglianza affermato dalla Costituzione, apportando la suddetta norma una discriminazione in pejus in riferimento ai comportamenti sanzionabili relativi alla collaborazione volontaria in materia di regolarizzazione delle disponibilità detenute illecitamente all’estero. Anche in questo caso, infatti, pare non ricorrano giustificate motivazioni, al di fuori di quelle di bilancio, per escludere un’intera categoria di trasgressioni dall’applicazione di un principio generale, che al contrario viene convalidato per tutte le altre fattispecie da cui deriva l’irrogazione di sanzioni amministrative.

Si attende, per tali motivi, che la Commissione affari costituzionali di uno dei due rami del Parlamento, in sede di discussione, possa aprire un dibattito al fine di esaminare gli eventuali rischi che potrebbe comportare l’emanazione di una norma su cui ricade il sospetto di illegittimità costituzionale. Questo per via del fatto, come detto, che la valutazione delle imposte e delle sanzioni dovute non risale al momento della presentazione della richiesta di voluntary disclosure, bensì impegna una fase di accertamento che viene a protrarsi oltre il termine iniziale di entrata in vigore del nuovo apparato sanzionatorio tributario e che proprio per questo dovrebbe trovare automatica applicazione a queste fattispecie.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento