Spending review per tutti ma non per le pensioni d’oro. Lavoro: altre polemiche

Non è tutto oro quel che luccica. Tranne le pensioni dei gran commis, evidentemente: quelle, superiori ai 6 mila euro, per ora non si toccano. La sforbiciata della spending review non arriva, o per lo meno non arriverà subito, ad ‘osare’ tanto: la proposta, per ora, resta nel cassetto, non inserita nel decreto pesante che il Ministro Bondi anche ieri ha paventato in Consiglio dei Ministri. Trattasi di 4.2 miliardi di risparmi da qui a fine anno, e dai 7 ai 10 per ciascun anno del biennio 2013-14. Obiettivi: mettere in sicurezza i conti fino al 2014, evitare l’aumento dell’Iva, far fronte alle esigenze del post-terremoto in Emilia e centrare la riduzione del deficit garantito in sede europea.

Occhio, però, all’avvertimento che proviene dal Ministero del Tesoro: l’annullamento delle gare d’appalto derivante da un emendamento approvato al Senato rischia di costare alla finanza pubblica circa 1.2 miliardi. Un vero peccato, che andrebbe subito ad intaccare i risparmi 2012: per questo è già al vaglio delle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio alla Camera un ulteriore emendamento che ripristina la vecchia regola, ovvero l’apertura pubblica delle buste applicata esclusivamente a quelle aperte entro la data di entrata in vigore del provvedimento.

Nel mentre, alla Camera è scattato l’iter delle 4 fiducie sulla riforma del lavoro che Monti vorrebbe ‘certificato’ entro l’euro-riunione di giovedì (per non fare brutte figure con la Merkel?): polemiche furenti da parte del leader della Cgil Susanna Camusso, che ha parlato di “bandierina ideologica” riferendosi alla ‘manovra’ Fornero, che “non risolve ne il problema della precarietà ne aiuta gli ammortizzatori sociali”. Immediata la replica del Ministro del Lavoro più accerchiato dell’emisfero boreale: faccia come crede, siamo in democrazia. “E’ una riforma che include e non esclude, che vuole correggere l’attuale segmentazione del sistema che provoca la marginalizzazione di alcune categorie di lavoratori, in special modo dei giovani e delle donne”.

Matteo Peppucci

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