Il documento leghista si pone l’obiettivo che Palazzo Chigi si impegni a “verificare l’opportunità di idonee iniziative volte a introdurre efficaci misure di controllo e monitoraggio delle singole voci di spesa riferite rispettivamente a ciascuna prefettura per ciascun ambito territoriale, in particolare al fine di verificare e rendere pubblici i dati relativi all’emolumento omnicomprensivo di ogni voce remunerativa, compensativa, anche forfettariamente, di ciascun prefettura e di ciascun prefetto, prefetto vicario, vice prefetto e prefetto aggiunto, singolarmente considerata, nonché l’elenco delle voci di costo delle spese di rappresentanza e per alloggi di servizio, prevedendo anche l’obbligo di pubblicazione dei relativi dati sui siti istituzionali di ciascuna prefettura“.
In più viene impegnato il Governo, ed è questa la cosa più di rilievo, “a valutare , alla luce delle considerazioni esposte e dell’incidenza sulla spesa pubblica del mantenimento delle prefetture, di adottare iniziative volte alla loro eliminazione, atteso che l’esercizio delle funzioni da esse esercitate può essere compiutamente svolto da Regioni e Province“.
La Lega, per dirla più semplicemente, ha voluto esercitare pressione sull’Esecutivo per conoscere di preciso quanto costano le prefetture e per giungere alla sospirata abolizione appoggiandosi, magari, all’occasione propiziata dalla riorganizzazione delle Province e dalla spending review che all’articolo 10 della stabilisce proprio una “razionalizzazione” degli uffici governativi.
“Le strutture periferiche dei servizi in capo alle prefetture – spiega Rondini – rappresentano un consistente volume di spesa per lo Stato: retribuzioni, contratti di locazione di sedi e distaccamenti locali, consumi intermedi, acquisto di beni e servizi. Peraltro – sottolinea – con notevoli differenziazioni territoriali. Ogni prefettura presente in ciascuna delle province del territorio italiano svolge servizi analoghi, sia che si tratti di territori con scarsa popolazione, sia che si tratti di comuni capoluogo di notevoli dimensioni“.
Dal momento che sono state inserite nel nostro ordinamento alcune norme che incrementano la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, sostiene Rondini ” è bene che si applichino anche alle prefetture, così che ogni cittadino possa avere un’idea chiara di quanto persino sulla comunità gli stipendi dei prefetti, le spese di rappresentanza, i beni immobili e mobili in dotazione agli uffici, gli adempimenti connessi alle spese d’ufficio, l’utilizzo del personale di accompagnamento, segreteria ed auto di servizio, oltre alle spese per gli alloggi di servizio dei prefetti“.
Attendendo di avere dati dettagliati in mano, il parlamentare prova a sbilanciarsi dicendo che “non saranno cifre irrilevanti” e aggiunge “vale la pena pensare ad abolire queste strutture e trasferire le competenze che esercitano in capo alle Province e alle Regioni“. Un mutamento che per l’esponente del Carroccio potrebbe semplicemente essere messo in atto senza troppi problemi. “Magari – propone – trasferendo complessivamente le funzioni di coordinamento delle forze dell’ordine attualmente esercitato dal prefetto in capo agli assessori alla sicurezza degli enti territoriali“.
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