Saranno dodici, infatti, le municipalità coinvolte, il gruppo delle città più popolose d’Italia: in ordine alfabetico, Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona.
Ognuna di queste, nei mesi intercorsi tra l’annuncio della social card 2.0 e del via all’ambito applicativo, ha ricevuto una “dote” di finanze pubbliche da impiegare per il test alla nuova carta per l’inclusione sociale ed economica.
La sperimentazione, va precisato, avrà una durata di un anno e potrà usufruire di un budget complessivo, su tutti i centri coinvolti, di circa 50 milioni di euro.
Queste le suddivisioni: poco meno di 12 milioni a Roma, 9 a Napoli, 6 a Palermo, 5,6 a Milano, 3 a Bari, 1,6 a Firenze, 1,1 sia a Verona che a Venezia. Le ripartizioni del fondo social card sono state definite ieri con l’emanazione dell’atteso decreto congiunto tra i Ministeri del Lavoro e dell’Economia.
La nuova social card, finirà per affiancare, e non sostituire, del tutto quella precedente (40 euro al mese), introdotta dal governo Berlusconi, che prevedeva agevolazioni alle spese essenziali per over 65 o famiglie con figli al di sotto dei 3 anni dal reddito Isee inferiore a 6mila euro. Per farsi un’idea delle famiglie coinvolte, basti pensare che, all’origine della nuova social card, era stata ipotizzata la soglia massima di 3mila euro, che avrebbe comunque coinvolto circa 370mila nuclei.
Ora, i benefit per i più bisognosi sono più corposi, e potranno andare dai 231 ai 404 euro mensili, a seconda che il nucleo famigliare abbia due o più soggetti.
In caso di famiglia a due componenti rispondenti ai parametri di reddito, allora, verrà elargito il minimo di 231 euro, mentre si passerà a 281 per i nuclei di tre persone, a 331 per quelli di quattro e, infine, a 404 per le famiglie da cinque persone o più.
Obiettivo, dare un giro di vite alla povertà, specialmente a quella dei minori, aiutando in primis i genitori in stato di difficoltà lavorativa, adottando, come criterio per il volume dell’importo, quello del numero di figli.
Saranno i Comuni, ha spiegato il Ministero del Welfare, a definire la platea dei beneficiari della nuova social card “da integrare con gli interventi e i servizi sociali ordinariamente erogati, ma anche da coordinare in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e la scuola“, sottolinea una nota del dicastero.
In questo modo, negli auspici del provvedimento firmato dai ministri Fornero e Grilli, i Comuni saranno chiamati a inserire il nuovo sussidio all’interno di un programma complesso di recupero dalla marginalità, adattato secondo le esigenze del nucleo. Il riconoscimento dei diritti a richiedere la social card sarà vincolato alla realizzazione di questo piano.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento