Ora, dopo aver chiuso il forno con la Lega, Luigi Di Maio, sensibilmente preoccupato della concreta possibilità di risultare il maggior responsabile di una mancata formazione del governo davanti all’opinione pubblica, cambia improvvisamente idea e facendo un passo indietro, rilancia: “Sono disponibile a scegliere con Salvini un premier terzo che possa rappresentare un contratto di governo con reddito di cittadinanza, abolizione Fornero e una serie di misure anti-corruzione”. Il tutto, ovviamente, senza la presenza di Forza Italia. La strategia è chiara: provare a rompere la coalizione di centrodestra che rappresenta un ostacolo agli occhi dei grillini, poiché unita supera ancora il consenso ottenuto dal Mov5Stelle alle ultime elezioni.
Mattinata di consultazioni: si resta nello stallo politico
Con questa inaspettata novità si sono aperte le consultazioni che si sono svolte durante la giornata di lunedì 7 maggio. In mattinata i pentastellati sono stati i primi a salire al Colle, poi è arrivato il turno del centrodestra e infine quello del Partito Democratico. Di Maio, dopo aver formulato la proposta, ci tiene a ribadire: “Se non ci sono le condizioni per un governo politico consapevole dei problemi degli italiani e che non faccia solo quadrare i conti, allora per noi si deve tornare al voto che nella consapevolezza sarà un ballottaggio”.
E alludendo alla Lega continua: “Ora è chiaro che ci sono due realtà politiche che competono per il governo di questo Paese e gli italiani sceglieranno”. Dal canto suo, il centrodestra a trazione Lega, senza chiudere al Movimento 5 Stelle, attraverso Matteo Salvini si dice “pronto per formare un governo di centrodestra” e chiede al Colle l’incarico per cercare di trovare i numeri in Parlamento. Il Partito Democratico, invece, tramite il segretario reggente Maurizio Martina, chiede uno sforzo super partes e chiosa: “Noi abbiamo confermato al presidente della Repubblica piena fiducia nella sua iniziativa che supporteremo fino in fondo”.
Esclusi governi tecnici
Su un principio Lega e Movimento 5 Stelle si trovano d’accordo: “No a governi tecnici”. Un dato effettivo c’è: questa presa di posizione esclude categoricamente la possibilità di un governo di questo tipo per un’evidente assenza di numeri in Parlamento. Sfuma così ogni tentativo di dare origine ad una sorta di Monti-bis in attesa di traghettare il Paese a nuove elezioni.
Il ritorno al voto sembra vicino
Dopo le consultazioni mattutine, Luigi Di Maio, attraverso un video su Facebook, fa intendere di prediligere la linea del ritorno alle elezioni: “Per noi si può andare a votare subito, la prima data utile può essere l’8 luglio. Il 40% è a portata di mano, andiamo a governare da soli”. Sulla data si trova d’accordo anche Matteo Salvini, che precisa: “Come promesso, lavorerò per dare un governo al Paese e fino all’ultimo cercherò di far cadere i veti dall’una e dall’altra parte. Se questo non dovesse avvenire, la data più vicina per votare è domenica 8 luglio”.
A questo punto la strada percorribile, salvo sorprese, sembra essere solo una. Ma con quale legge elettorale? Con quella attuale c’è il rischio di tornare punto e a capo.
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