Se non l’hai fatta, è perchè l’hai iniziata e dimenticata tante volte che non ci credi più e magari ti eviti il senso di delusione o frustrazione quando la ritrovi?
Se questo è il caso, sappi che sei in buona compagnia. Più del 95% delle persone dimentica i propositi di inizio d’anno entro due o tre settimane al massimo perché tentano di impiantare nuovi comportamenti su vecchi automatismi, senza averli individuati e modificati. Come sostiene Tony Robbins, “Se vuoi che le cose cambino, devi cambiare tu”, e così ti propongo di fare, quest’anno, una cosa diversa dal solito.
Prima, però, ti racconto una storia Zen.
Tanto tempo fa, un filosofo bussò alla porta di casa di un famoso Maestro Zen e gli chiese di potere imparare la sua saggezza. Il maestro lo accolse con un inchino e lo fece accomodare, dicendogli che prima di cominciare, in segno di ospitalità, gli avrebbe offerto un tè. Cominciò quindi a versare nella tazza del filosofo. Versò fino a che la tazza fu colma e continuò anche quando il tè strabordava fuori dalla tazza, sul tavolo. Il filosofo, incredulo, guardava il Maestro che, impassibile, versava. Poi gli chiese: “Maestro, non vedi che la tazza è piena? Perché continui a versare?”. Il Maestro rispose: “Questa tazza è come la tua mente: così piena di nozioni, congetture e opinioni che non è possibile farvi entrare più niente. Se vuoi apprendere i miei insegnamenti, bisogna che prima tu faccia spazio”.
Come quella del filosofo, anche la nostra mente è piena di informazioni, preconcetti, credenze, opinioni, abitudini, conflitti interni, paure che fanno riferimento al passato. Interpretiamo il presente e il futuro in base all’esperienza passata, nostra e degli altri. Agiamo istintivamente sulla base di ciò che abbiamo appreso e degli automatismi che abbiamo creato. Come è possibile creare un futuro nuovo se ci basiamo sul passato, e magari proprio su abitudini che non hanno funzionato, sperando però che qualcosa cambi?
Mi vengono allora in mente i riti di passaggio di tante culture, compresa la nostra. Nel periodo tra Capodanno e l’Epifania, in molte regioni d’Italia si fanno dei falò in cui, simbolicamente, si brucia un fantoccio che rappresenta l’anno volto al termine. Sono riti di purificazione dal passato, in cui si fa piazza pulita dal vecchio, dalle zavorre della nostalgia che non serve più. Ma non è solo questo: la fiamma simboleggia anche la luce della speranza e della consapevolezza, e rappresenta anche la forza dell’energia perché la speranza da sola, non serve se mancano la consapevolezza della meta, di cosa lasciare, e senza l’energia e la costanza per agire ogni giorno.
Allo stesso modo, i propositi di inizio anno non servono a niente se non fanno riferimento ad un obiettivo chiaro da perseguire e se non sono seguiti da un piano di azioni quotidiane coerenti e costanti nella direzione del suo raggiungimento. Quello che fa la differenza non è scrivere i propositi o sperare che le cose cambino, ma sono le piccole decisioni, le scelte, le azioni e le reazioni quotidiane supportate da un’attitudine mentale produttiva di possibilità e assunzione di responsabilità per quello che ci accade.
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Ecco allora che, Invece di iniziare l’anno con la lista dei nuovi propositi, ti propongo di iniziarlo facendo “decluttering” delle abitudini improduttive per fare spazio al nuovo. Se non ti liberi di quello che non ti serve più, non hai modo di apprendere nulla di veramente nuovo, comportamenti compresi. Fare decluttering ti aiuterà a fare spazio nella mente e nell’anima perché il caos generato dal “troppo” blocca la libertà e fa diventare schiavi delle abitudini di pensiero, comportamento e perfino delle emozioni che siamo soliti provare (positive o negative poco importa) e che sono diventate la nostra zona di comfort in cui riconosciamo la nostra identità. Per questo è così difficile cambiare. Lasciare andare abitudini è spesso percepito come perdere una parte di noi stessi; invece si tratta semplicemente di cambiare modi di fare, di pensare e le emozioni che ne conseguono. La nostalgia non è tua alleata perché va contro l’evoluzione e non evolvere non significa rimanere dove si è, ma essere tagliati fuori dal mondo.
Liberarsi di quello che non ti serve, al contrario, significa trovarti in un ambiente mentale più ordinato e libero e, significa avere la consapevolezza di cosa ti fa bene e di cosa no, che ti aiuterà la prossima volta che ti troverai davanti ad un bivio. Liberarsi significa guardare al futuro con fiducia e crescere.
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Come lasciare andare quindi quello che non serve più in modo da avere un approccio fresco ai nuovi comportamenti che vorrai adottare?
La prima cosa da fare è prendere la decisione di portare crescita e progresso nella tua vita. Immagina come vuoi riscrivere i 12 nuovi capitoli della tua vita, considerando che hai a disposizione 365 giorni che sono 365 occasioni per fare qualcosa per realizzare quello che vuoi.
Stacca il pilota automatico: porta la consapevolezza sui comportamenti che l’anno scorso, o ieri, ti hanno impedito di ottenere quello che volevi.
Comincia per gradi, in piccolo, dalle decisioni di ogni giorno. E prima di liberarti, ringrazia tutto ciò che stai per lasciare, ma che ha fatto parte della tua vita, che ha avuto una sua ragione d’essere per un certo periodo e che ti ha reso la persona che sei ora.
Butta via:
- Gli oggetti ormai inutili. La mente è abitudinaria e ama i rituali. Buttare un oggetto provando un piacevole senso di liberazione rappresenta per lei un’azione di riferimento che vorrà ripetere.
- I preconcetti, le convinzioni – soprattutto quelle che non vengono da te, ma che hai ereditato inconsapevolmente da altri. Butta i pensieri improduttivi, i conflitti interiori, le scuse, e tutto ciò che ti porta ad interpretare il mondo alla luce delle passate esperienze ed opinioni, e che ti impedisce un approccio diretto, fresco e fiducioso al futuro.
- Le persone che non ti fanno stare bene, quelle che ti annoiano, quelle che chiedono solo e non danno, quelle che ti impongono la loro visione del mondo, quelle che per il tuo bene ti stanno sabotando, quelle che parlano sempre in negativo, che ti rovesciano addosso le loro lamentele, quelli che attribuiscono i loro insuccessi alle circostanze e che non si fanno carico della loro vita. Passa in rassegna all’agenda, ai contatti sui social, elimina…..
- Le abitudini improduttive, il modo in cui perdi tempo, le scelte che non ti portano a niente, le decisioni che ti si ritorcono contro, la pigrizia mentale e comportamentale. Lascia andare i sacrifici per gli altri se non ti fanno vivere con pienezza. Lascia andare la corsa al fare senza mai fermarti a pensare e a ricaricarti , gli atteggiamenti mentali negativi
- Le emozioni negative, gli stati depotenzianti il vittimismo, la credenza che non dipendano da te e dai tuoi modi improduttivi di vivere gli eventi, lascia andare la paura di osare, la paura del giudizio degli altri, la paura del rifiuto, quella di vivere con autenticità. butta via, la mancanza di assertività
- Il cibo spazzatura, quello morto che non ti nutre, quello che ti fa invecchiare precocemente, quello che intossica e affatica corpo e mente togliendoti lucidità ed energia.
- Tutto ciò che non è nel rispetto di te come persona. Mettiti al primo posto. Gli altri non ti daranno mai quello che non ti dai tu per primo o per prima. Quando ti rispetti, gli altri ti rispettano. Occupati prima del tuo benessere per avere l’energia di occupati di quello degli altri.
Solo dopo avere lasciato andare le zavorre, avrai la leggerezza per incamminarti verso la tua meta. Naturalmente dovrai sapere qual è. Ma di questo parleremo un’altra volta.
E tu, da dove comincerai a fare spazio?
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