Il sistema di intelligence nostrano era fermo alla riforma del 2007, era necessario, dopo un quinquennio, firmare una legge che lo riformasse, fra l’altro D’Alema è l’attuale presidente del Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, quindi un candidato ideale per la stipula di una riforma in merito. Il punto principale della riforma ruota attorno ad una rinnovata e migliorata trasparenza pertinente il segreto di Stato; infatti il Presidente del Consiglio dovrà chiarire i motivi in una seduta davanti al Copasir che si occupa del controllo sui Servizi appunto.
“E’ l’unica legge – ha ammesso con palese soddisfazione D’Alema – approvata all’unanimità in tutta la legislatura. Nel campo della sicurezza dello Stato non possono esistere pregiudiziali contrapposizioni di schieramento”. Il provvedimento si articola in 12 punti, i quali mirano a consolidare i poteri di controllo del Parlamento, ad ottimizzare le strutture dei servizi, con l’obiettivo, in linea con la spending review, di limitarne le spese e, a livello decisionale, sono state attribuite nuove competenze di coordinamento in materia di minaccia cibernetica. Come dicono i latini però, dulcis in fundo, sono gli articoli 11 e 12 quelli di maggior attenzione e importanza in quanto intervengono sul segreto di Stato.
Fino a questo momento, infatti, il protocollo prevedeva che il presidente del Consiglio, nella circostanza di opposizione del segreto, fosse obbligato a comunicarne “le ragioni essenziali” al Copasir. In questi anni si sono presentati diversi eventi – dai “famosi” dossier Telecom al rapimento di Abu Omar, all’archivio di via Nazionale – nei quali il segreto di Stato, in quanto opposto alla magistratura, è stato al centro di numerose querelle. Dalla nuova legge, i poteri del Copasir, emergono rafforzati ed ampliati e viene reso noto che il presidente del Consiglio, su espressa richiesta del Comitato “espone, in una seduta segreta, appositamente convocata, il quadro informativo idoneo a consentire l’esame nel merito della conferma dell’opposizione del segreto di Stato”.
In questo modo si dovrebbe dire addio alle carte top secret di Palazzo Chigi, quindi il Parlamento potrà disporre sicuramente di informazioni circostanziate anche in merito ai casi più rilevanti e problematici e non semplici e banali informative spesso sommarie e perciò lacunose. D’Alema ha voluto sottolineare, ribadendo la sua soddisfazione, “la novità di grande valore simbolico” in quanto la norma “consentirà al Parlamento, attraverso il Copasir, ferme restando le competenze esclusive del presidente del Consiglio, di entrare nel merito di decisioni che, riguardando la sicurezza dello Stato, non possono che avere carattere di eccezionalità e di cui è necessario vi sia piena consapevolezza al di là della dialettica tra maggioranza e opposizione”.
Il meccanismo, per stessa ammissione di D’Alema, diventa così molto più trasparente e molto più democratico. Inoltre, la legge delega al Copasir la possibilità di richiedere alla presidenza del Consiglio di svolgere inchieste interne per decretare la correttezza delle condotte dei membri dei Servizi segreti. Il Copasir ha, poi, anche la facoltà di pronunciare il proprio parere sulla distribuzione delle risorse finanziare a Dis, Aisi e Aise e sui relativi bilanci preventivi e consuntivi. Il testo, in base ai nuovi criteri di razionalizzazione degli organici, affida al Dis la gestione unitaria, restano, tuttavia, immutate le competenze operative dell’Aise e dell’Aisi, degli approvigionamenti e dei servizi logistici comuni. In ultimo sarà il procuratore generale della Corte d’Appello di Roma a stabilire al competenze e, quindi, ad autorizzare le intecettazioni preventive da parte degli 007.
Alessandro Camillini
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