Che differenze ci sono rispetto al matrimonio, e cosa si decide in merito agli assegni di mantenimento del partner e degli eventuali figli?
Per approfondire si consiglia lo speciale su UNIONI CIVILI E COPPIE DI FATTO: ECCO COSA È CAMBIATO
Di seguito l’analisi dei punti fondamentali della questione.
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Separazione: come funziona tra due conviventi
Le novità introdotte dalla Legge n. 76/2016, nota come Legge Cirinnà, hanno ampliato notevolmente i diritti dei conviventi di fatto anche in caso di cessazione del rapporto. Nonostante questo, però, le coppie non sposate che decidono di separarsi non godono degli stessi benefici che sarebbero concessi a due coniugi.
Infatti, se in caso di separazione di una coppia sposata il giudice può obbligare il coniuge che si trova in una condizione economicamente più agiata a versare un assegno di mantenimento periodico all’ex partner qualora questi non abbia redditi adeguati a consentirgli di conservare il precedente tenore di vita, in ogni caso i conviventi di fatto che intendano separarsi dovranno accontentarsi degli alimenti.
Coppie di fatto: non esistono obblighi al mantenimento?
Nelle convivenze di fatto, in altre parole, non esistono obblighi reciproci al mantenimento: soltanto nel caso in cui uno dei 2 partner dovesse trovarsi in una condizione di bisogno il giudice potrà disporre il versamento di un assegno alimentare a suo favore.
Inoltre, questo assegno non è illimitato e deve comunque essere corrisposto soltanto per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.
Mantenimento figli conviventi separati: come funziona
Discorso differente se la coppia di conviventi decide di separarsi e ha dei figli. Infatti, in questa circostanza valgono le medesime norme previste per la separazione di 2 coniugi: i diritti dei figli sono gli stessi sia dentro che fuori il matrimonio.
Chi decide l’ammontare dell’assegno di mantenimento
In pratica, questo significa che i genitori devono provvedere al mantenimento dei propri figli in proporzione al loro reddito e alle loro condizioni economiche. È il giudice che decide, in sede di separazione, a quale dei 2 partner affidare i figli e a stabilire l’ammontare dell’assegno di mantenimento della prole.
Il magistrato, dunque, nella sua decisione deve considerare le esigenze dei figli, del tenore di vita di cui essi godevano prima della separazione dei genitori e delle risorse economiche di questi ultimi. Bisogna tener presente, poi, oltre all’assegno di mantenimento che uno degli ex partner deve corrispondere, che entrambi i genitori devono contribuire nella misura del 50% alle “spese straordinarie” che potrebbero scaturire durante la crescita del bambino.
Assegnazione casa familiare: come funziona
Per quanto riguarda l’assegnazione della casa familiare, ossia dell’immobile all’interno del quale la famiglia aveva la sua residenza principale, il discorso è simile. Infatti, il giudice dovrà decidere a chi affidare la casa nel maggiore interesse dei figli, indipendentemente dal valore dell’abitazione e dal fatto che questa appartenesse all’uno o all’altro coniuge.
Anche in questo caso, quindi, la normativa è similare a quella che viene seguita nel caso di separazione di una coppia sposata.
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