In quest’ultimo caso, il risultato della prova, ai fini della promozione e soprattutto del voto finale, peserà per un sesto sulla valutazione complessiva. I dirigenti di ricerca Invalsi hanno annunciato diverse novità a partire proprio da quest’anno: i dati saranno raccolti per via elettronica , sarà riservato maggiore spazio a domande aperte, sia in matematica che in italiano, dal momento che si vuole puntare “più sulle competenze e sul ragionamento che sulle conoscenze nozionistiche”. Ulteriori novità riguarderanno invece il futuro: l’inglese viene inserito gradualmente a campione e a cadenza pluriennale, infine si sta valutando di inserire l’Invalsi dentro l’esame di maturità, persino da svolgere prima, eventualmente nel corso dell’anno, rendendolo comunque influente, facendo media, sul voto finale e addirittura sull’orientamento in uscita verso l’ambito universitario.
Tutto questo ai Cobas non piace, per questo hanno già invocato lo sciopero: i quiz Invalsi saranno dunque accompagnati dalle rispettive proteste proprio in concomitanza con le prove, il 7 , il 14 e il 16 maggio. Per i 7 e il 16 maggio, sono previsti poi sit-in davanti al ministero a Roma, congiuntamente a diverse manifestazioni in giro per l’Italia. Il segretario generale Scuola della Cgil, Mimmo Pantaleo ha affermato: “Chiediamo al ministro Carrozza di ridiscutere il sistema di valutazione troppo incentrato sugli Invalsi, sono prove sbagliate che testano solo l’apprendimento di italiano e matematica mentre il sistema di valutazione è cosa molto più complessa”. Ha rincarato la dose Massimo Prudente, genitore appartenente al Coordinamento Scuole di Roma: “I test Invalsi sono una sciocchezza e uno spreco di risorse, 14 milioni di euro all’anno che potrebbero essere spesi per la scuola statale già così sottoposta a pesanti tagli. Queste prove -ha aggiunto il genitore- indirizzano lo studio verso un modello di scuola fatto a quiz che è l’opposto di un vero apprendimento”.
Il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado ha sostenuto al contrario che: “le prove Invalsi perseguono obiettivi corretti e utili alla governance e alla progettazione didattica delle scuole. Tuttavia sono solo una parte del tutto -ha poi proseguito- Si può fare meglio, non basta valutare italiano e matematica, ci sono altri ambiti didattici che andrebbero valutati. E’ anche evidente -ha continuato Rembado- che la valutazione non la si fa solo per un’acquisizione di dati che spesso rimangono fini a se stessi, ed è qui il limite che io vedo. Un vero sistema di valutazione globale dell’istituto è per ora tutto da inventare, non esiste ancora”. Il presidente del Coordinamento genitori democratici, Angela Nava, guarda invece ai genitori: “I ragazzi -ha ribadito- vedono gli Invalsi come qualcosa di assolutamente alternativo, avulso da quello che studiano regolarmente a scuola. Ma questi quiz diventano addirittura vergognosi quando in terza media entrano a far parte dell’esame, pesando con una rigida media ragionieristica sul voto finale. Il rischio più grosso -ha concluso Nava- è ritrovarseli alla maturità”.
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