Satanismo: tra omertà e superstizione una realtà sempre più diffusa

Letizia Pieri 27/05/13
L’attenzione posta nei confronti del satanismo contemporaneo ha scaturito un seguito mediatico e giornalistico che, seppur rivelate genealogia e caratteristiche in grado di definire e classificare il fenomeno, spesso non ha saputo innescare concrete ripercussioni processuali. Il satanismo in senso stretto è un movimento primariamente incentrato intorno al personaggio che nelle Sacre Scritture porta il nome di Satana, cardine centrale di tutte le correlate ritualità. Tante le questioni lasciate aperte sul tema, innumerevoli  i disfattismi, meno numerose invece le denunce, così come altrettanto rare sono state, nel nostro Paese, le indagini capaci di aver prodotto esiti tangibili. Il lavoro investigativo si scontra direttamente con l’aurea reticente che, da sempre, avvolge ed ammutolisce le voci di chi ha avuto che fare o semplicemente conosciuto alcuni dettagli in merito a sette o gruppi devoti.

La vicenda processuale che inequivocabilmente in Italia ha destato maggiore clamore coincide con il caso riguardante le ‘famose’ Bestie di Satana. La misteriosa vicenda prende inizio il 24 gennaio 2004 nei pressi di Somma Lombarda dove viene rinvenuto il cadavere di Mariangela Pezzotta, giovane venticinquenne uccisa dall’ex fidanzato Andrea Volpe insieme all’amica Elisabetta Ballarin. Oltrepassando gli iniziali risvolti indiziari, che parevano delineare i contorni di un’abituale storia di delirio ed afflizione, i pm Antonio Pizzi e Tiziano Masini scoperchiano una realtà che andava oltre ogni ipotetica drammaticità. Dietro l’uccisione emerge il ruolo di una setta responsabile anni prima di aver brutalmente ammazzato atri due giovani, Chiara Marino e Fabio Tollis, anch’essi ritrovati nella boscaglia di Somma Lombarda, sepolti, da come dedotto, ancora vivi a seguito di culti mefistofelici e rituali alienanti.

Dall’inchiesta choc si dipana un groviglio di nomi che coinvolge, dietro un clima dilagante di omertà e terrore, l’intero epicentro abitativo alle porte di Varese. Al termine delle tappe processuali, il 15 maggio 2007 la Corte d’Assise d’Appello di Milano condanna a due ergastoli e all’isolamento per un periodo di diciotto mesi Nicola Sapone, all’ergastolo e all’isolamento per nove mesi Paolo Leoni, a ventitre anni di carcere Elisabetta Ballarin, a ventisette anni e tre mesi Eros Monterosso, a ventinove anni e due mesi Marco Zampollo e a vent’anni Andrea Volpe, divenuto collaboratore di giustizia. Tutte le pene sono state confermate in Cassazione. Il fascicolo, per la prima volta in Italia, lascia sgomenti inquirenti ed opinione pubblica svelando l’impressionante sussistenza di sette, cultori e fanatici del satanismo, ampiamente diffusi per numero e diversità, e tutti accumunati dall’univoca tendenza alla venerazione del ‘male’.

“Ho passato anni indagando sul satanismo in Piemonte e in Lombardia -annuncia Antonio Pizzi, attualmente procuratore generale di Bari- e sono convinto di una cosa: ci sono state vittime, ragazzi scomparsi per colpa delle sette. Molti più di quanto non si creda. E’ un fenomeno sottovalutato”. Pizzi, memore di un ingente lavoro di commistione con criminologi ed esperti carabinieri, ammonisce sulla rilevanza del sommerso che ancora sussiste. Le vittime disseminate tra Somma Lombarda e Legnano, “le zone frequentate dai satanisti”, potrebbero essere più di quelle realmente scoperte. In tal senso gli episodi equivoci non mancano: decine le vicende con al centro morti sospette, suicidi, decessi misteriosi e scomparse sospette. “Il reato di istigazione al suicidio è molto difficile da provare. -prosegue il procuratore generale di Bari- (…) Ci sono stati dei poveri ragazzi che sono stati torturati psicologicamente, minacciati. Messi di fronte all’alternativa: o ti ammazzi o lo facciamo noi”.

L’opera di fidelizzazione delle sette sembra non nascondere potenziali limiti, dietro la facciata della superstizione, della macabra vicenda marginale, l’orda degli adepti ‘neri’ tocca ambienti del tutto ‘immacolati’. Le vittime che più facilmente cadono nelle trame del ritualismo satanico sono soggetti fragili, timidi, magari isolati dal resto della comunità. Ma sempre più numerosi sono i cosiddetti insospettabili, ragazzi e ragazze abbienti, dall’alto profilo formativo e culturale, da sempre al centro di una vita considerata normale se non ‘fortunata’, che vengono coinvolti dal vortice oscuro. Le precauzioni che possono contribuire a metterne in luce le peculiarità sono in gran parte gli stessi, “vestiti neri, comparsa di simboli sui diari, sui quaderni, nei libri”, avverte Antonio Pizzi. In Italia, sono le cifre a parlare: tra gli adepti del settore se ne annoverano almeno 600mila. A fronte di circa ottomila sette sataniche che originano ogni anno. A rivelare l’ampiezza dello scenario sono le recenti stime registrate dal numero verde Anni-sette, un servizio messo a disposizione dalla Comunità Papa Giovanni Paolo XXIII in diretta collaborazione con il dipartimento distrettuale anticrimine della polizia di Stato. A rappresentare la fonte di contatto tra l’associazione religiosa e la polizia  di Stato è il sacerdote Don Aldo Bonaiuto, ex collaboratore di Don Oreste Benzi, il fondatore della comunità.

“A contattarci sono persone intrappolate in diversi circuiti: -ha rilasciato lo stesso Don Aldo al FattoQuotidiano– da quello degli pseudo-guaritori, che adescano le proprie vittime offrendo soluzioni immediate; a quello dell’occultismo”. Il fenomeno che riguarda l’occultismo è estremamente multiforme. L’assenso mostrato dal sacerdote convalida la presenza di “diverse tipologie di sette, da quelle con accezioni religiose che utilizzano messaggi legati a culti religiosi; poi ci sono le psico-sette che lavorano soprattutto con la psicologia della vittima. E infine ci sono sette che invece si rifanno al mondo del mistero, delle rivelazioni. (…) Si tratta di una realtà complessa -conclude il prete- purtroppo poco conosciuta ed ignorata. Don Aldo conclude: “Quando parliamo di sette, però parliamo di un gruppo organizzato che opera tramite atti di spersonalizzazione e plagio, fino a rendere la vittima una schiava”. Non sono soltanto le periferie remote dei paesi a diventare le cove predilette dei cultori dei rituali da chiese sconsacrate e foreste appartate, sempre più numerosi sono infatti gli episodi che continuano a mietere vittime lontano dai fari della cronaca.

Letizia Pieri

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