Sanzioni contro la Russia, arriva il nuovo pacchetto: le ultime novità

È ormai dalle prime luci del 24 febbraio che si combatte in Ucraina dopo l’invasione ad opera della Russia. Dalla comunità internazionale sono arrivate le reazioni di condanna, e nella giornata del 28 febbraio il Consiglio dei Ministri ha stanziato dei fondi per la crisi in Ucraina, prevedendo inoltre l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. Ma non è tutto, molti stati hanno infatti preso la decisione di imporre delle sanzioni contro la Russia, tra cui straordinariamente anche la Svizzera, abbandonando la propria neutralità.

Nella giornata del 14 marzo è arrivato inoltre l’ok della Commissione Europea al quarto pacchetto di sanzioni, che prevedono tra le altre cose lo stop ai beni di lusso e all’importazione di tecnologie per difesa, sicurezza e produzione energetica. Nel frattempo diverse multinazionali stanno cessando le proprie attività nel paese.

Come funzionano queste sanzioni? Sicuramente il bersaglio principale è l’economia: si va dal congelamento dei beni detenuti all’estero da parte dell’élite politica russa al blocco delle esportazioni, ma si è parlato anche del blocco del sistema SWIFT per le banche russe, alle quali si sono aggiunte anche tre banche bielorusse.

Sono stati congelati gli asset all’estero di Putin e dei suoi fedelissimi, dal Ministro degli Esteri Lavrov a quello della Difesa Shoigu, mentre ai parlamentari che hanno votato il riconoscimento delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk è stato importo anche il divieto di viaggio fuori dalla Russia. Bloccati i beni anche di Abramovic, ex patron del Chelsea, e le esportazioni nel settore del ferro e dell’acciaio.

Le conseguenze a livello economico saranno pesantissime per la Russia, che sta vivendo in questo momento il rischio di bancarotta delle principali banche, ma ci saranno ripercussioni anche per il nostro mercato, con l’aumento dei prezzi di alcune materie prime come grano e altri prodotti agricoli ma soprattutto petrolio e gas.

La Russia ha cominciato la settimana scorsa a rispondere alle sanzioni, con l’approvazione di una legge che prevede il carcere per i giornalisti che diffondono “informazioni false” sulle operazioni militari in corso. Per questo motivo molte testate straniere hanno deciso di lasciare il paese. Inoltre, nella giornata del 7 marzo la Russia ha stilato una lista di paesi ostili, tra i quali figura l’Italia che si è unita agli altri paesi europei nell’applicazione delle sanzioni. Secondo l’agenzia russa TASS, il decreto prevede che i cittadini, le compagnie private e lo stato stesso potranno pagare i debiti contratti verso questi paesi ostili in rubli. Putin ha inoltre minacciato di nazionalizzare tutte le imprese straniere che stanno chiudendo nel paese.

Come funzionano le sanzioni? Chi è stato colpito direttamente? E quali saranno le conseguenze dirette e indirette delle sanzioni? Lo vediamo nei prossimi paragrafi.

Blocco sistema Swift: cos’è, lista delle banche colpite, effetti

Sanzioni contro la Russia: quali sono

Come anticipato, una delle principali sanzioni che imposte alla Russia è quella che riguarda il blocco del sistema SWIFT. Lo Swift è una combinazione alfanumerica (di numeri e lettere) che consente di identificare in maniera precisa l’istituto bancario del mittente del pagamento e del destinatario, in caso di bonifici internazionali. E identifica anche il paese di provenienza del pagamento. Se per un bonifico in Italia è sufficiente l’IBAN, chi deve fare un pagamento all’estero deve utilizzare il codice Swift.

Un blocco del sistema non va quindi a colpire la Russia come paese, ma le singole banche – e solo una selezione di queste, per non arrecare troppo danno ai cittadini russi colpendo selettivamente il mercato finanziario russo –  e nello specifico: Vtb, Rossiya, Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Sovcombank e Veb.rf, alle quali si aggiungono altre tre banche bielorusse.

Altre sanzioni coinvolgono direttamente gli attori principali di questa vicenda. Parliamo del congelamento degli asset stranieri di Putin e degli oligarchi suoi fedelissimi come Abramovic, nonché dei beni dei principali ministri (Lavrov e Shoigu) e dei capi dell’esercito russo.

Mentre a Putin e Lavrov è ancora permesso viaggiare fuori dalla Russia, ai diversi attori che hanno avuto un ruolo in questa crisi è stato imposto anche il divieto di viaggio.

Unione Europea e Regno Unito hanno anche imposto dei limiti ai cittadini russi a livello bancario: in Regno Unito i cittadini russi non potranno fare operazioni sui conti oltre le 50.000 sterline, mentre il tetto massimo ai depositi bancari in UE è fissato in 100.000 euro.

La Banca Centrale Russa non potrà più usare le sue riserve in dollari o Euro, mentre è stato disposto il congelamento di beni di altre banche russe nonché il divieto per alcune banche di effettuare operazioni in dollari.

Pesanti sanzioni riguardano anche le aziende russe. Alle imprese europee è stato fatto divieto di esportare tecnologia e di fare affari con alcune aziende statali russe. Nel mirino delle sanzioni anche le aziende strategiche russe, quelle produttrici di gas e petrolio.

Anche sport e spettacolo hanno previsto dei provvedimenti nei confronti della Russia: questa è stata esclusa dalle competizioni FIFA e UEFA (sia la nazionale che i singoli club), dall’Eurovision Song Contest, ed è stato cancellato anche il Gran Premio di Russia di Formula 1 che si sarebbe tenuto a Sochi nel mese di settembre.

Con il quarto pacchetto di sanzioni sono state vietate tutte le transazioni con alcune imprese statali, inoltre sono state imposte restrizioni all’esportazione di beni e tecnologie per l’industria della difesa, per la sicurezza e per l’industria energetica. La Russia non sarà più “nazione favorita” nell’Organizzazione Mondiale del commercio (OMC o in inglese WTO).

Sanzioni contro la Russia: chi è stato colpito

Come abbiamo visto, le sanzioni decise da Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti non riguardano solo il paese nella sua interezza ma anche precise personalità russe che per vicinanza a Putin o per il loro ruolo nel conflitto si è ritenuto di dover colpire.

Si parte dal presidente Putin e del Ministro degli esteri Lavrov, i cui beni esteri sono stati congelati, stessa sorte per il capo del servizio di sicurezza russo Aleksandr Bortnikov e per il Ministro della Difesa Sergei Shoigu, nonché per il capo delle forze armate Valery Gerasimov.

Sanzioni anche per il 351 parlamentari della Duma su 450 che hanno approvato in Parlamento il riconoscimento delle Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk.

Non sono stati risparmiati gli oligarchi russi, i miliardari vicinissimi a Putin come Petr Fradkov (CEO della banca PSB), i dirigenti delle banche statali Sberbank e Vtb e Boris Rotenberg, presidente del SMP Group, la principale impresa di costruzione di gasdotti.

Passando alle aziende, i voli delle compagnie aeree russe come la Aeroflot non possono entrare in UE. La stessa Aeroflot a causa del divieto di esportazione di tecnologia dovrà restituire gli aerei presi in leasing presso i vettori europei.

Dagli Stati Uniti sono arrivate pesanti sanzioni anche a Gazprom, il più grande produttore di gas naturale al mondo, e sarà vietato fare affari anche con JSC Kalashnikov (produttore di armi), l’Internet Research Agency e RusHydro (energia elettrica).

Tra le banche, oltre alla già citata Banca Centrale Russa ci sono quelle a controllo pubblico Sberbank, Vtb e Promsvyazbank (Psb). Altre banche colpite sono Alfa-Bank e Bank Otkritie, nonché Bank Rossyia, Sovcombank e Novikombank, Russian Agricultural Bank, Credit Bank of Moscow, Gazprombank, Is Bank, Genbank e Black Sea Bank.

Le sanzioni a queste banche sono state comminate da Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea, ma non tutti e tre gli attori hanno sanzionato le stesse banche. Gazprombank, ad esempio, è stata sanzionata solo dagli Stati Uniti, poiché altrimenti l’Europa avrebbe avuto difficoltà a gestire le transazioni per l’acquisto di gas russo.

Sanzioni contro la Russia: le conseguenze

Come anticipato in precedenza, pur trattandosi di sanzioni punitive nei confronti della Russia, le ripercussioni saranno avvertite anche negli altri paesi.

Conseguenze delle sanzioni per la Russia

Partendo dalla Russia, la prima importante conseguenza è quella del crollo del sistema finanziario. Il rublo ha già perso valore rispetto al dollaro e continua a sprofondare. Le principali banche sono a rischio fallimento (i rami europei della Sverbank sono stati dichiarati insolventi) e i cittadini russi fanno la fila ai bancomat spaventate dalla prospettiva di poter perdere i propri risparmi. La borsa russa è rimasta chiusa sia lunedì che martedì per evitare ulteriori perdite, mentre i titoli russi quotati all’estero continuano a precipitare.

Effetti a lungo termine vengono dal blocco delle esportazioni verso la Russia: senza microchip e tecnologia molte produzioni si fermerebbero. Non è chiaro in questo momento se le sanzioni possano rivelarsi utili per la fine del conflitto. L’avanzata russa prosegue e Putin sembra deciso in questa direzione. Il sistema economico russo potrebbe non cedere, sarà il tempo a dire se le sanzioni funzioneranno. Quello che è certo è che non si prospetta un periodo facile per i cittadini russi.

Conseguenze delle sanzioni per gli altri paesi

Gli effetti delle sanzioni non si fermeranno alla sola Russia. Le grandi multinazionali hanno deciso di sospendere gli investimenti in Russia e le borse di tutto il mondo sono in questo momento in perdita.

Importanti conseguenze arrivano con l’aumento dei prezzi delle materie prime, a partire dal gas. Paesi come Italia e Germania dipendono fortemente dal gas russo, e mentre si cercano delle soluzioni per uscire in qualche modo da questa dipendenza ci si aspetta un nuovo aumento delle bollette. Il presidente del consiglio Draghi, durante le comunicazioni al senato sulla crisi ucraina nella giornata del 1° marzo ha affermato”

Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano prima di tutto l’incremento di importazioni di gas da altre fornitori – come l’Algeria o l’Azerbaijan; un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione; eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti.
Se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e quello termoelettrico.

Altri aumenti riguardano il prezzo di grano e mais, che portano di conseguenza all’aumento dei prodotti derivati come pane e pasta. La Russia rappresenta uno dei maggiori destinatari dell’export italiano. Il conflitto potrebbe quindi avere serie ripercussioni sul Made in Italy, soprattutto dopo il nuovo sport all’export dei beni di lusso verso la Russia, mentre il prezzo dei carburanti nel nostro paese sta crescendo vistosamente.

Caro benzina, non c’è solo la guerra: i motivi dell’aumento

Alessandro Sodano

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento