Nel frattempo, al Senato, che si era già espresso favorevolmente sul governo martedì sera, con una maggioranza di 169 sì, quattro in meno di quelli ottenuti da Letta, è stato rispolverato il contestatissimo decreto salva Roma, che già a fine anno aveva portato diverse fibrillazioni in Parlamento, dopo le animate proteste da parte dei grillini, fino al ritiro concordato tra l’allora premier Letta e il presidente della Repubblica Napolitano.
Ora, il decreto è di fatto risorto, sotto forma di disegno di legge, fino a ieri fermo a palazzo Madama in Commissione Bilancio, che si appresta ad approvarlo in fase deliberante, per poi essere seguita dalla Camera dei deputati con il medesimo, velocissimo iter.
Nello specifico, all’interno del provvedimento sono inclusi gli emendamenti poi decaduti insieme al decreto 151, ai quali la stessa commissione aveva già dato il proprio benestare, prima della bocciatura in aula certificata anche dal presidente del Senato Piero Grasso.
Le misure contenute nel provvedimento sono di elevato interesse per le amministrazioni, in particolare per quelle in scadenza nella prossima primavera. A interesse dei sindaci a fine mandato, infatti, viene tagliato di 30 giorni, da 90 a 60, il termine per la consegna della relazione di chiusura al quinquennio.
Poi, una novità che riguarda i Comuni in dissesto finanziario riguarda il taglio al costo dei servizi e alla rimessa in sesto delle società partecipate, con limite temporale entro tre anni.
Novità, poi, anche per quegli enti che non abbiano rispettato il patto di stabilità nel 2012: il taglio ai trasferimenti centrali verrà applicato sul terzo bilancio successivo a quello in cui avranno raggiunto un equilibrio contabile.
Infine, in vista della stagione turistica, viene stabilito come, per le isole minori, si potrà applicare un’imposta di sbarco tra i 2,5 e i 5 euro, che verranno riscosse da compagnie di navigazione e aeree.
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