La vera novità della trasmissione ha consistito nella messa in mostra dei ‘famigerati’ luoghi-sfondo del cosiddetto “bunga bunga”: la sala delle cene con al centro il mastodontico tavolo apparecchiato, la sala cinema caratterizzata dalle poltrone color crema, e la sala disco adornata dalle bandiere di Forza Italia. Gli stessi luoghi delle ‘famose’ cene, come sostenuto dalla tesi accusatoria, aventi come protagoniste donne nude o seminude, fulcri nodali di scandalosi festini a luci rosse. I luoghi costituenti quindi il “sancta sanctorum” al centro di un processo in cui, come ribadito più volte dagli autori nel corso della trasmissione, non si capisce quale sia il reato e che cosa realmente si contesti a Silvio Berlusconi. Al di là delle recriminazioni avanzate, nel processo di Milano il Cavaliere rimane imputato per prostituzione minorile e concussione, imputazioni dunque tutt’altro che nebulose che non sembrano lasciare margini alle accuse di presunta aleatorietà. “La guerra dei 20 anni” ha offerto all’ex premier l’occasione per reiterare le rispettive giustificazioni. Il primo elemento di discolpa sostenuto ha ribadito come nelle cene di Arcore non avesse avuto luogo mai “niente di differente dalla normalità, non succedeva nulla che potesse essere sconveniente o imbarazzante, questa è la pura e assoluta realtà“. “A quelle cene semplicemente si mangiava, io ero al centro del tavolo e parlavo di tutto, dando il via alle conversazioni, sfogavo la mia voglia di battute e mi piaceva cantare delle canzoni. Si era creata una sorta di compagnia, di club, che pretendeva di trovarsi una volta ogni 15 giorni per passare una grande serata di svago“, ha ammonito Berlusconi.
All’esplicita domanda se avesse avuto o meno rapporti sessuali con Karima El Mahroug, detta Ruby, “Mai, non si potevano nemmeno avere. Una ragazza con una storia terribile non induceva nessun sentimento diverso dalla commiserazione” è stata la replica del leader del Pdl. Il denaro dato alla giovane marocchina ha costituito poi un altro argomento difensivo, già largamente conosciuto: “Da parte mia ci fu un atto di cortesia e generosità donandole 57 mila euro per aprire un centro estetico teso a non costringerla a qualche cosa che non avrebbe certamente fatto bene a lei e al suo futuro. Lei appariva come ragazza molto sicura nell’espressione e profonda nei sentimenti, disse a tutti che aveva 24 anni e anche in udienza ci furono testimoni dalla Sicilia e per tutta l’Italia che raccontarono che si era sempre presentata a loro dicendo di avere di più degli anni che in realtà aveva“. Il discorso di Berlusconi ha poi rimbeccato l’accusa di concussione, con attinenza alla telefonata in cui, stando alla procura milanese, l’ex premier avrebbe spinto affinché Ruby fosse rilasciata e affidata a Nicole Minetti: “Io in vita mia non ho mai esercitato pressioni su nessuno perché io sono uno che non sa dare ordini, ma so convincere le persone“.
Passando invece alle dichiarazioni rilasciate dalla ragazza di origini marocchine a Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto e del Tg4, nello speciale di Canale5, di fronte alla domanda se si fosse mai prostituita, Ruby ha affermato: “Era contro i miei principi. Sono contraria a quello stile di vita“. Negando di avere mai “scambiato sesso” per ottenere benefici in cambio, la giovane ha sostenuto di aver “sempre fatto grandi sacrifici”, di essersi “privata” di cose che avrebbe voluto e che a suo dire sarebbe stato più facile raggiungere intraprendendo “quella strada”. “Mi vantavo -ha continuato Karima El Mahroug- quando ero in compagnia, a prendere un aperitivo, dicevo nomi di gente mai vista in vita mia, così, per darmi delle arie, per darmi un tono“. Le stesse bugie “le dissi anche ai magistrati perché volevo vantarmi di un’altra vita, da una parte, mentre loro insistevano sulle solite domande e così buttavo il discorso su altri argomenti, per non farmi attaccare sui soliti motivi: se mi ero prostituita“, è stato il monito della giovane. “Ho cercato di dirlo a loro che non lo avevo mai fatto ma il loro unico interesse -ha confermato con costante riferimento ai magistrati- era dimostrare quello, e allora dimostrare anche che avevo avuto rapporti sessuali con Berlusconi”.
Nello speciale durato quasi due ore, condotto in studio da Andrea Pamparana, non sono mancate le testimonianze in aula del pubblico ministero del Tribunale dei minori Anna Maria Fiorillo, del Capo di gabinetto della questura di Milano Piero Ostuni, del medico Alberto Zangrillo, del giornalista Carlo Rossella e dell’eurodeputata del Pdl, Licia Ronzulli. Oltrepassando la schiera difensiva innalzata dietro Berlusconi, rappresenta comunque una novità che la principale rete Mediaset abbia ritenuto di dover ulteriormente convogliare l’attenzione mediatica sulle vicende giudiziarie dell’ex premier, mandando in onda in prime time uno speciale a tutto tondo dedicato al Cavaliere. Non manca chi sostiene si sia trattato di una vera “militarizzazione” del canale, una tesi tuttavia subitamente smentita dallo stesso Toti, coordinatore del progetto, il quale ha nel merito affermato: “In realtà tutto è avvenuto in modo molto semplice. Io avevo chiesto e ottenuto un’intervista al presidente Berlusconi e nello stesso tempo la collega Stefania Cavallaro era riuscita a parlare con Ruby. Avevamo, insomma, raggiunto i due protagonisti della vicenda. Nel frattempo sapevo bene che Andrea Pamparana, vicedirettore del Tg5, stava lavorando molto in vista della sentenza, così come sapevo del materiale raccolto da Claudio Brachino, direttore di Videonews, con la sua giornalista di giudiziaria Ilaria Cavo. Ci siamo parlati, ho raggiunto Clemente Mimun direttore del Tg5”.
Se la decisione della messa in onda sia venuta dall’alto o meno ancora non è chiaro, “Abbiamo interpellato Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri -ha replicato il direttore di Studio Aperto e del Tg4- ponendo il problema se non fosse il caso di immaginare un programma speciale tutti insieme. La risposta è stata: se pensate che il prodotto sia buono, se ci credete, possiamo anche puntarci e proporlo in prima serata. È andata così”. Nonostante le remore avanzate da chi ha ritenuto che procedere in tal modo, soprattutto in vista della coincidenza temporale dello speciale caduto appunto alla vigilia della requisitoria del pm, non avesse altro obiettivo che fomentare un orientamento “schierato” e filo-berlusconiano, oggi Ilda Boccassini non ha certo smorzato i toni dell’invettiva di condanna. “Le ragazze invitate ad Arcore facevano parte di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi”, ha confermato il pubblico ministero nel corso della requisitoria attualmente in corso al tribunale di Milano. E sul fatto che Karima El Mahroug, nota come Ruby, avesse meno di 18 anni, per Boccassini “non c’è dubbio che questo fosse noto” a chi organizzava le feste di Arcore nel periodo di settembre 2009 per l’allora premier Silvio Berlusconi. C’è chi sostiene che la sentenza potrebbe arrivare già oggi, i tempi della giustizia nostrana tuttavia non fanno presumere nessuna celerità.
Guarda il video della requisitoria in corso di Ilda Boccassini:
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