Rivalutazione pensioni 2025: aumenti dell’1,6% sugli assegni. Ecco quali

Redazione 10/09/24
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La rivalutazione pensioni è un tema di grande interesse per le pensionate e i pensionati italiani, soprattutto in un periodo in cui il costo della vita è in aumento a causa dell’inflazione.

Con l’arrivo del 2025, si prospettano i nuovi aumenti per gli assegni pensionistici, con una rivalutazione prevista dell’1,6%, basata sui dati ISTAT e sull’andamento dell’inflazione. Un aumento parecchio inferiore rispetto a quello dello scorso anno, quando l’alta inflazione aveva portato a crescite del 5,4% sugli assegni pensione.

Quest’anno, con l’abbassamento del punteggio inflativo, il tasso di inflazione applicato dall’Inps per il 2025 sarà di solo l’1,6%.

Il meccanismo della perequazione, che adegua le pensioni all’inflazione, stando alle dichiarazioni del governo, dovrebbe restare invariato nel 2025 rispetto all’anno precedente. In soldoni, dovrebbe essere confermata la piena indicizzazione solo per le pensioni fino a 4 volte il minimo, ipotizzando al massimo una stretta sulle pensioni più alte, limitando ulteriormente l’indicizzazione per i trattamenti di importo elevato.

In questo articolo, analizziamo in dettaglio cosa significa questa rivalutazione, quali fasce saranno coinvolte, e quali sono gli scenari previsti per il 2025.

Indice

Come funziona la rivalutazione pensioni

La rivalutazione pensioni, anche conosciuta come perequazione, è un meccanismo previsto dalla legge italiana che consente di adeguare l’importo degli assegni pensionistici all’inflazione. In sostanza, le pensioni vengono periodicamente aggiornate per garantire che il loro valore reale non venga eroso dall’aumento dei prezzi. La rivalutazione è calcolata sulla base degli indici ISTAT, che monitorano l’andamento dell’inflazione.

Il principio è semplice: se il costo della vita aumenta, le pensioni devono essere rivalutate per consentire ai pensionati di mantenere il loro potere d’acquisto. Tuttavia, il processo non è automatico per tutti gli importi pensionistici, e non tutte le pensioni vengono rivalutate allo stesso modo. Le percentuali di aumento sono spesso decrescenti per le pensioni più alte.

Rivalutazione pensioni: cosa ci aspetta nel 2025

Per il 2025 è prevista una rivalutazione dell’1,6%. Una percentuale più bassa rispetto all’aumento del 5,4 sulle pensioni 2024. Questo aumento si basa sulle proiezioni di inflazione registrate dall’ISTAT, che ha rilevato una pressione inflazionistica moderata ma costante nel corso del 2024. In altre parole, l’aumento dei prezzi al consumo ha reso necessario un adeguamento delle pensioni per mantenere il potere d’acquisto dei beneficiari.

Questo 1,6% di rivalutazione pensioni sarà applicato secondo uno schema progressivo, il che significa che non tutte le pensioni riceveranno lo stesso aumento. Le fasce di pensione più basse saranno rivalutate in modo più completo, mentre per le pensioni di importo più elevato, la percentuale di rivalutazione sarà parziale.

Rivalutazione pensioni per fascia: simulazione assegni 2025

La rivalutazione pensioni viene generalmente applicata a fasce, con percentuali decrescenti man mano che l’importo della pensione aumenta. Vediamo come verrà applicato l’aumento dell’1,6% nel 2025, suddiviso per le diverse fasce di pensione:

  • Pensioni fino a 4 volte il minimo INPS. Questa fascia comprende le pensioni di importo fino a circa 2100 euro lordi mensili, che riceveranno la rivalutazione completa dell’1,6%, quindi:
    • una pensione di 1000 euro vedrà un aumento di circa 16 euro al mese, portando l’assegno mensile a 1016 euro;
    • una pensione di 2000 euro vedrà un incremento di circa 32 euro.
  • Pensioni tra 4 e 5 volte il minimo INPS. Per le pensioni che rientrano in questa fascia, ovvero tra i 2100 e i 2600 euro lordi mensili, la rivalutazione sarà parziale. Si applicherà un coefficiente ridotto, con un aumento che si aggira intorno al 90% del valore complessivo, cioè l’1,44%, quindi:
    • una pensione di 2500 euro avrà un incremento di circa 36 euro.
  • Pensioni tra 5 e 6 volte il minimo INPS. Per chi percepisce una pensione compresa tra i 2600 e i 3100 euro lordi al mese, l’aumento sarà ulteriormente ridotto. La rivalutazione sarà del 75% dell’1,6%, quindi l’1,2%. Ad esempio:
    • una pensione di 3000 euro aumenterà di circa 36 euro al mese.
  •  Pensioni superiori a 6 volte il minimo INPS. Le pensioni più elevate, ovvero quelle superiori ai 3100 euro lordi mensili, riceveranno un aumento ancora più ridotto. Per queste pensioni, la rivalutazione sarà pari al 50% dell’1,6%, ovvero lo 0,8%. Di conseguenza:
    • una pensione di 4000 euro aumenterà di circa 32 euro al mese.

Per quanto riguarda le pensione minime, queste continueranno a beneficiare della super-rivalutazione già in vigore, e se ci saranno risorse disponibili, potrebbero essere introdotti ulteriori ritocchi per sostenere chi percepisce i trattamenti più bassi.

Taglio alle pensioni più alte anche nel 2025

Un elemento critico da considerare è il cosiddetto “taglio delle rivalutazioni” che si applica alle pensioni più elevate.

Questo meccanismo, introdotto già negli anni precedenti, prevede che le pensioni di importo più elevato vengano rivalutate solo parzialmente, come descritto sopra. Il motivo di questo taglio è da ricercare nella necessità di contenere la spesa previdenziale in un contesto di risorse pubbliche limitate.

Se da un lato questo consente di mantenere sostenibile il sistema pensionistico, dall’altro penalizza i pensionati che hanno contributi elevati e che percepiscono pensioni più alte. Il dibattito su questo tema è ancora acceso, poiché molti ritengono che una rivalutazione completa per tutte le pensioni sarebbe più equa.

Super-rivalutazione delle pensioni minime?

Il governo starebbe studiando un adeguamento degli assegni pensione minimi nella prossima legge di Bilancio. In base all’ufficio studi della Uil pensionati, gli oltre due milioni di persone che ricevono assegni con cifre contenute passerebbero da 614,77 a 625,83 euro. Cifra che Forza Italia  vorrebbe far crescere ancora, a 650 euro al mese, con un costo dell’operazione che si aggirerebbe intorno al miliardo. 

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Foto copertina: istock/Dilok Klaisataporn