Dopo un lungo silenzio, Elsa Fornero è tornata a parlare di lavoro, alla vigilia della votazione del Jobs Act in Senato che sta mettendo a rischio la maggioranza a sostegno del governo Renzi, intervistata questa mattina dalla trasmissione radiofonica 24 Mattino.
Jobs Act e riforma del 2012 a confronto
Naturalmente, non si poteva cominciare che dalla duplice riforma che tra il 2011 e il 2012 ha sconvolto il sistema socio economico e ancora porta il suo nome. Ed emergono le prime differenze tra il Jobs Act e la riforma dell’estate 2012: “Noi non potemmo farla con la fiducia dopo un’esplicita richiesta del presidente della Repubblica. E ci parve giusto acconsentire, dopo aver fatto una riforma della previdenza piuttosto severa”
Ma non è solo l’etica parlamentare a segnare la differenza. Molto scalpore hanno suscitato le decisioni del governo di dedicare solo un’ora alle sigle sindacali per discutere della riforma, linea molto lontana da quanto avvenne due anni or sono: “Abbiamo cercato comunque di fare al riforma del lavoro con tre mesi di dialogo sociale – ricorda l’ex ministro Fornero – sicuramente ora il clima è cambiato L’economia è peggiorata e questo dà a tutti la consapevolezza che non è solo la crisi finanziaria del 2008, ma c’è qualcosa di più strutturale che richiede una presa di coscienza da parte di tutti, anche sindacati e imprese”
Peccato, però, che anche la concertazione non abbia portato ai risultati sperati sul fronte delle assunzioni, in particolare tra i giovani: “Sull’apprendistato ci ho creduto molto, credo sia una buona cosa e si tratti di quel cambiamento che serve per rendere il mondo della scuola e quello del lavoro meno distanti e mi spiace che il ministro Poletti abbia liquidato così l’apprendistato. Sicuramente, l’idea che basti una legge sola per cambiare lo stato delle cose è sbagliata”
Quadro a cui potrebbe porre rimedio la nuova legge in votazione al Senato: “Con il Jobs Act quello che è cambiato è l’idea che l’economia richiede uno shock, altrimenti è difficile che si riprenda. Se si va in direzione di agevolare il lavoro a tempo determinato – analizza Elsa Fornero – nel breve periodo può esserci un incremento di posti di lavoro, ma bisogna guardare anche alla produttività del lavoro che non si fa assumendo oggi e licenziando domani, ma costurendo buone relazioni di lavoro”
Quasi rispondendo a un nostro articolo di qualche tempo fa, la professoressa Fornero interviene anche sul tema dell’articolo 18: “Non credo sia un falso problema, ma credo ci sia molta ideologia è una salvaguardia che casomai andrebbe estesa e va salvaguardato contro i licenziamenti discriminatori. Ancora sulla mia riforma non ho visto dati su licenziamenti, su conciliazioni che dovrebbe dare il ministero. Ma in provincia di Milano ho visto dei dati che confermano la bontà di quelle misure”.
Passaggio immancabile sugli esodati, la categorie che più di ogni altra ha fatto le spese della cura Fornero sulla previdenza: “Esodati alcuni li capisco, anziché dire quella riforma è stata importante. All’estero sono riconosciuta come colei che ha fatto la riforma che ha garantito la sostenibilità del sistema, ma alcuni errori non sono dipesi dalla mia volontà ma da una pubblica amministrazione che non ha in mano i dati reali”.
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