Il punto fermo è che considerata la pochezza delle risorse a disposizione del Governo i due bonus beneficeranno di una proroga di soli 6 mesi, una scelta che almeno parzialmente depotenzia l’effetto anticiclico del provvedimento, fortemente voluto da tutti gli operatori del settore dell’edilizia e costruzioni, che devono fare i conti con una crisi profondissima. Praticamente impossibile anche ridurre il lasso di tempo – dieci anni – in cui si può spalmare la detrazione; meno sono gli anni e più interessante diventa l’agevolazione fiscale, ma per il momento ci sono solo 500 milioni sul tavolo, e più di tanto non si può fare.
Qualche novità, tuttavia, potrebbe essere in vista: ad esempio, si sta cercando di migliorare l’incentivo alle eco-ristrutturazioni rispetto a quello tradizionale. L’«ecobonus», oltre ad incentivare la ripresa del settore edile, ha anche il vantaggio di rendere gli immobili meno cari dal punto di vista energetico, meno inquinanti e con un minore impatto sulle emissioni di gas serra.
Se questa linea avesse successo, come auspicano certi ministri, l’agevolazione riguarderebbe il 65% della spesa, e non solo il 55%. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi invece vorrebbe potenziare il bonus tradizionale, alzandolo al 55%, estendendolo alla messa in regola con le norme antisismiche, e soprattutto all’acquisto di alcuni beni (mobili e cucine) per le giovani coppie.
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