Ripristino degli incentivi fiscali per le aziende che assumono donne disoccupate in aree geografiche svantaggiate

Rosalba Vitale 03/09/14
L’ INPS nella circolare n. 6319/2014 ha di recente ripristinato gli incentivi fiscali a favore delle aziende che assumono donne disoccupate da almeno 6 mesi in aree geografiche svantaggiate.

Il ripristino di tale misura è stato dovuto al mancato rinnovo della Carta di aiuti a finalità regionale.
Sul punto l’ INPS aveva interpellato il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che con decisione del 25 luglio 2014 ne sospendeva l ‘ applicazione fino all’ ingresso della nuova Carta.

Giova ricordare che la Carta nazionale degli aiuti di Stato a finalità regionale indica le zone all’interno delle quali potranno essere erogati aiuti di Stato, ai sensi delle deroghe previste dal Trattato UE, Articoli 87.3. a) e 87.3. c).
Le condizioni citate all’articolo 87, paragrafo 3, lettera a) sono rispettate se il prodotto interno lordo (PIL) per abitante di una regione a livello NUTS II non supera la soglia del 75 % della media comunitaria.
Segue, l’articolo 87, paragrafo 3, lettera c) secondo cui le regioni che possono beneficiare degli aiuti sono:
-le regioni il cui PIL per abitante era inferiore al 75 % dell’UE-15 nel 1998, ma che non rispettavano più tale condizione per il periodo 2007-2013 («regioni a sviluppo economico»);
-le regioni la cui densità di popolazione è inferiore a 8 abitanti per chilometro quadrato, di livello NUTS II, o a 12 abitanti per chilometro quadrato, di livello NUTS III ;
-le regioni la cui popolazione è superiore a 100 000 abitanti e il cui PIL per abitante è inferiore alla media dell’UE-25 oppure il cui tasso di disoccupazione è superiore al 115 % della media nazionale;
-le isole con meno di 5 000 abitanti;
-le regioni di livello NUTS III contigue a una regione che può beneficiare di aiuti sulla base dell’articolo 87, paragrafo 3, lettera a), o che hanno una frontiera in comune con un paese terzo;
-le regioni che hanno una popolazione superiore a 50 000 abitanti e che subiscono un declino economico relativamente grave o una modifica strutturale importante;
-le regioni che hanno una popolazione superiore a 20 000 abitanti che subiscono disparità regionali molto localizzate, al di sotto del livello NUTS III e che auspicano di utilizzare gli aiuti regionali a favore delle PMI

In Italia, le regioni interessate sono: Il Veneto, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia.
E’ stato stimato che in queste regioni il Pil non raggiunge il 75% della media Comunitaria e il tasso di occupazione femminile è inferiore a quella maschile del 20% circa.

Per maggiore chiarimento, gli incentivi fiscali trovano fondamento nell’ art. 4 della legge 28 giugno 2012, n. 92, in particolare nei commi 8 che recita: ” In relazione alle assunzioni effettuate, a decorrere dal 1° gennaio 2013, con contratto di lavoro dipendente, a tempo determinato anche in somministrazione, in relazione a lavoratori di eta’ non inferiore a cinquanta anni, disoccupati da oltre dodici mesi, spetta, per la durata di dodici mesi, la riduzione del 50 per cento dei contributi a carico del datore di lavoro” e nel comma 11 che dispone in maniera seguente: “Le disposizioni di cui ai commi da 8 a 10 si applicano nel rispetto del regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione, del 6 agosto 2008, anche in relazione alle assunzioni di donne di qualsiasi eta’, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, residenti in regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea e nelle aree di cui all’articolo 2, punto 18), lettera e), del predetto regolamento, annualmente individuate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nonche’ in relazione alle assunzioni di donne di qualsiasi eta’ prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno ventiquattro mesi, ovunque residenti”.

La ratio della normativa è quella di offrire delle agevolazioni alle aziende che vogliono investire in zone poco industrializzate, favorendo l’ ingresso nel mondo del lavoro delle categorie di soggetti più deboli.

Ma, per migliorare il rapporto domanda/ offerta di lavoro in queste zone, non bastano di certo gli incentivi lo sanno bene chi vive in situazioni di precarietà, ma semmai prevedere delle politiche semplificative della politica nazionale per invogliare le multinazionali estere ad investire ingenti capitali nel nostro paese a livello industriale, manifatturiero e agricolo sfruttando le potenzialità umane di cui è ricco il nostro Paese.

Data 14.08.2014

Rosalba Vitale

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