Riforma scuola 2015: “Si accorcino le vacanze estive”. Ma il ddl è sparito

Redazione 24/03/15
Se ne è parlato molte volte negli anni scorsi, ma dai vari governi nessuno aveva ammesso la possibilità di mettere mano alle vacanze scolastiche. Una delle più antiche abitudini del nostro calendario, che scandisce i ritmi delle famiglie da tanti decenni, è da ieri ufficialmente nel mirino del ministro del Lavoro. “Tre mesi di vacanze sono troppi”, ha dichiarato stentoreo Giuliano Poletti. E apriti cielo, naturalmente.

Una questione che fa e farà discutere, ma che più di altro svia l’attenzione anche dal passo tutt’altro che affannato con cui il governo sta incardinando in Parlamento il testo di riforma della scuola, con l’assunzione in blocco di centomila precari promessa per settembre.

Un traguardo che, essendosi scelta la strada del disegno di legge e non quella più diretta del decreto, per essere realizzato necessita di una marcia regolare e spedita tra i vari passaggi alle Camere e che, oggi, a dieci giorni di distanza dalla presentazione in Consiglio dei ministri (rimandata, si ricorderà, più volte) ancora non conosce la data del suo debutto in Parlamento.

Ciò nonostante, la scuola torna prepotentemente all’ordine del giorno per le dichiarazioni intempestive del ministro Poletti, il quale, ieri al convegno sui fondi europei della regione Toscana ha dato la stura a una polemica mai sopita: quella delle vacanze degli alunni e, soprattutto, degli insegnanti.

“Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione”, ha osservato Poletti nel suo intervento, ricevendo un applauso convinto dal pubblico in sala a Firenze.

L’uscita del ministro crea scalpore perché va a intaccare un’istituzione vera e propria nel sistema educativo del nostro Paese: l’estate lontana dalle aule e dai libri, che spesso viene erroneamente associata alle ferie di cui possono disporre gli insegnanti. Se, infatti, gli alunni che non hanno esami o corsi di recupero chiudono l’anno intorno al 10 giugno e tornano in classe dopo il 10 settembre, per maestre e professori le ferie sono di norma più brevi, intorno a un mese e mezzo-due mesi a seconda degli impegni stabiliti dall’istituto e dai consigli di classe.

In ogni caso, il Poletti-pensiero non riguarda – almeno non da vicino – la posizione degli insegnanti, ma quella degli studenti: “Non ci dobbiamo scandalizzare se per un mese durante l’estate i nostri giovani fanno un’esperienza formativa nel mondo del lavoro. Non troverei niente di strano – ha aggiunto – se un ragazzo lavorasse tre o quattro ore al giorno per un periodo preciso durante l’estate, anziché stare solo in giro per le strade.”

Ora, dunque, la sensazione è che, se il ministro Giannini e soprattutto il premier Renzi saranno d’accordo, una riforma del calendario scolastico – o più facilmente qualche programma di collaborazione tra istituti scolastici e imprese – possa essere introdotto come emendamento alla riforma della scuola che vedrà la luce a breve. Questo, almeno è l’auspicio di decine di migliaia di precari che attendono il via libera per ottenere l’agognata cattedra.

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