Inizialmente, si ricorderà, la data prefissata per il decreto che avrebbe dovuto sancire da subito l’innesto dei 150mila precari in attesa, sarebbe dovuto arrivare lo scorso 3 marzo. Poi, alcuni mugugni all’interno del Consiglio dei ministri hanno convinto sia il premier Renzi che – con maggiore difficoltà – il ministro Giannini a posticipare tutto di una settimana.
Ma non solo: è in quell’occasione che il decreto, come strumento legislativo della riforma, è stato definitivamente accantonato. Oggi, dunque, dopo le ulteriori 48 definite dal governo per completare il testo, è definito che a contenere la Buona Scuola sarà un disegno di legge.
Una scelta che, ovviamente, pone il governo di fronte a un iter più complicato e tortuoso di quanto avrebbe potuto succedere con un decreto. E non è tutto: oltre a essere saltato il mezzo legislativo attraverso cui sarà presentata la nuova norma, negli ultimi giorni è anche quanto scritto nel ddl ad aver modificato, e non di poco, tenore.
Le novità della Buona Scuola
Secondo le ultime anticipazioni, sembra che siano state operate alcune scelte di fronte alla marea di precari in attesa di un posto fisso. Così, il governo sarebbe propenso ad assicurare l’inserimento a quanti provengono dalle graduatorie a esaurimento – e non da quelle dei singoli istituti – mentre, sul fronte delle selezioni pubbliche, l’orientamento sarebbe quello di accogliere i vincitori di concorsi, tralasciando per ora gli idonei.
Insomma, di fronte a un numero così elevato – vicino alle 200mila unità – l’esecutivo si trova costretto a spacchettare le assunzioni, diluendole su più annualità scolastiche, a costo di chiedere ulteriori mesi – o anni – di pazienza ai diretti interessati.
Nei giorni scorsi, era emerso come l’infornata di settembre 2015 avrebbe dovuto riguardare 43mila nuovi posti, derivanti dal turnover dei professori prossimi alla pensione più le cattedre attualmente vacanti.
La frazione rimanente, poi, andrebbe smaltita nel corso dei prossimi anni scolastici. Dal Miur, però, nelle ultime ore nessuno ha voluto sbilanciarsi, segno che, sul numero dei precari che saranno ammessi negli organici, ancora non c’è accordo definitivo. Facile che, di concerto tra i vari ministeri, la cifra venga decisa proprio a ridosso del Consiglio dei ministri.
Scatti. Sul fronte di chi già insegna, invece, sarebbero tornati in auge gli scatti di anzianità, dopo che, nelle linee guida approvate il 3 marzo al posto del decreto preannunciato, si era data priorità alle valutazioni rispetto all’esperienza in servizio.
Sgravi. Al centro del dibattito restano, poi, le scuole paritarie, sotto attacco da chi predilige l’istruzione e formazione pubblica. L’ultimo punto del governo in base alla situazione di questi istituti, sarebbe quello di concedere agevolazioni solo alle famiglie con figli in età da scuola elementare o media.
Carta del docente. Nel ddl dovrebbe nascere la preparazione di un tesoretto pari a 400 euro a insegnante, da consumarsi esclusivamente in consumo culturale.
Vai allo speciale riforma scuola
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento