Già, perché la riforma che il governo Renzi ha intenzione di imprimere sul comparto della pubblica istruzione riguarda più da vicino gli insegnanti, che non gli alunni.
Dunque, no all’ennesima rivisitazione dei cicli, con riforme che impiegano anni a decollare senza una solida predisposizione dell’apparato ad adeguarsi al cambiamento. Almeno, nell’immediato.
La linea del governo, per rinnovare in maniera decisa il panorama scolastico, è quella di partire dalla linfa del sistema, quella classe di lavoratori e pubblici dipendenti – gli insegnanti – che nell’ultimo decennio ha subito non solo lo smacco del precariato per i giovani più brillanti e del mantenimento in servizio per i professori più anziani e sfiniti, ma soprattutto la delegittimazione.
Così, gli annunci dell’esecutivo per rinfrescare gli organici della scuola nei suoi vari ordini, nei mesi scorsi hanno volato alto, altissimo: addirittura, il progetto iniziale era quello di impiantare in ruolo fin dal prossimo mese di settembre 2015 ben 150mila tra docenti, precari, vincitori di concorsi e abilitati.
La cifra, del resto, sarebbe del tutto in linea con le richieste avanzate dalla Corte europea, che, nello scorso mese di novembre, ha condannato il nostro Paese per il mancato inserimento di circa 200mila insegnanti nei ranghi della scuola pubblica. Come noto, in gran parte questo maxi ritardo è dovuto all’introduzione delle graduatorie a esaurimento, che hanno svolto la funzione da “anticamera” per tantissimi aspiranti insegnanti, e, per molti di loro, ancora oggi sono sinonimo di incertezza e di mancato riconoscimento del proprio percorso professionale.
Cosa è in arrivo: la Buona Scuola
In realtà, però, nei provvedimenti che dovrebbero essere presentati oggi – un disegno di legge e un decreto con le misure più urgenti – non dovrebbe trovare spazio l’inserimento forzato di tutti i precari dalle graduatorie entro l’inizio del prossimo anno scolastico. Obiettivo del governo rimane quello di esaurire le graduatorie e con esse i precari in attesa, ma nell’arco del prossimo triennio.
In proposito, il governo sembra intenzionato a rimanere fedele al proposito di indire nuovi concorsi con cadenza annuale per l’introduzione di nuovi professori tramite selezione regolare. Così, il piano Renzi-Giannini da qui al 2018 dovrebbe essere quello di aprire a 60mila nuove assunzioni tramite concorso a cattedre.
Il governo metterà a disposizione 1 miliardo per l’anno in corso e 3 per ciascuno dei prossimi. Secondo le indiscrezioni, i 120mila che andrebbero posti in ruolo figurano come 12mila vincitori del concorso 2012, 80mila iscritti alle graduatorie e circa 25mila supplenti nelle liste di istituto.
A questi, dovrà aggiungersi il nuovo bando per il concorso scuola, atteso sempre entro la fine del 2015, che dovrebbe introdurre ulteriori 60mila figure di docenti. Per i precari, prende forma anche l’ipotesi di un indennizzo, che potrebbe andare da 2 a 10 mensilità a seconda dell’anzianità di “atipicità” del ruolo.
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