Nello specifico, come noto, restano, innanzitutto, da erogare oltre 120mila pensioni ai non salvaguardati già compresi nei decreti del governo Monti – dl esodati, spending review e legge di stabilità – dove, a fronte dei 130.130 presi in carico dallo Stato, soltanto poco più di 7mila pensioni erano state erogate fino a poche settimane fa.
Dunque, assoluta priorità viene data dal governo al rispetto degli impegni già presi dai predecessori guidati da Mario Monti, tanto è vero che lo stesso Enrico Letta si è premurato di assicurare a tutti gli esodati già in via di tutela la pensione “entro il 2013”. Eppure, dal computo restano ancora fuori oltre 200mila esodati secondo i conti dell’Inps e confermati dai ragionieri dello Stato, una bolla sociale che non accenna a diminuire e che il governo potrà parzialmente accontentare al massimo per un decimo nei prossimi mesi.
Tutto ciò, beninteso, senza che si debba provvedere a investire ulteriori risorse nel comparto welfare. A questo proposito, il successore di Elsa Fornero è stato molto esplicito: “Sì a intervento nel welfare, ma no a nuovi investimenti oltre a quelli già previsti”. Tradotto, le risorse dovranno rimanere in circolo e di nuove non ne arriveranno, malgrado la chiusura della procedura di infrazione sul deficit decretata dalla Commissione europea la scorsa settimana.
Così, resta in piedi l’ipotesi che a finanziare almeno parte della copertura esodati sia soprattutto il ritorno della flessibilità in uscita dal lavoro, con penalizzazioni riservate a chi scelga di andare in pensione tra i 62 e i 65 anni con 35 di contributi, e bonus equivalenti per chi percorrerà la strada opposta, quella del ritiro posticipato.
Tra i nodi, poi, resta da capire il valore di queste ulteriori trattenute o aggiunte nell’assegno di pensione, che la Cgil ha calcolato nella quota ritenuta più verosimile, quella del 2% per ogni anno lavorato in più o in meno. Ebbene, secondo i conteggi della sigla sindacale, le trattenute potrebbero ammontare fino a 209 euro per chi decida di andare in pensione con i requisiti minimi (cioè 62 anni e 35 di contributi).
Intanto, anche le forze politiche si interrogano su questo capitolo fondamentale per la tenuta del sistema Italia. Anche Beppe Grillo, dopo che i suoi parlamentari hanno proposto l’abolizione della riforma Fornero, ha lanciato la sua cura per il welfare: tetto di 6mila euro alle pensioni d’oro e il resto destinato agli 8 milioni di pensionati che vivono con la minima di 500 euro. “Vi sembra una proposta populista – ha dichiarato il comico-blogger – allora sono fiero di esserlo”.
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