Come apparso chiaro sin dalle prime fasi di studio per le modifiche alla riforma Fornero delle pensioni, però, nessun correttivo alla legge che ha sconquassato il welfare nazionale potrà essere realizzato senza fai corrispondere, al versante opposto, qualche misura in favore dell’occupazione giovanile.
Così, dopo anni sono tornate all’ordine del giorno parole come “staffetta” e “solidarietà generazionale”, o, ancora, “patto tra giovani e anziani”, per simboleggiare un restyling della legge che non potrà non tenere conto delle fasce più socialmente esposte, cioè quelli che si incrociano nelle porte scorrevoli dell’età lavorativa: i futuri pensionati e i 20-30enni attualmente ancora senza occupazione.
Dunque, se questa è la volontà del governo, espressa anche in prima persona dal premier Enrico Letta, la rigidità che arriva dalle istituzioni europee nei confronti di nuove manovre italiane si riassume tutta nel fatto che, nonostante nei prossimi giorni verrà accantonata la procedura di deficit eccessivo, contemporaneamente si apriranno le raccomandazioni rivolte al ministro dell’Economia Saccomanni, cioè quella di tenere ben saldi i cordoni della borsa evitando progetti troppo ambiziosi.
Dunque, se appare ormai chiaro che verrà riportato un minimo di flessibilità in uscita dal lavoro, con possibilità di andare in pensione già a 62 anni, ma con una quota di penalizzazione via via sempre più ridotta con il passare degli anni lavorati in più, è anche vero che già questo intervento potrebbe rivelarsi sin troppo dispendioso per le casse pubbliche. Così, allo studio sarebbe una tassa di scopo progressiva sui redditi alti – pensioni incluse – oltre i 60mila euro lordi che potrebbe coprire un range sugli assegni di trattenute tra gli 8 e i 150 euro.
Questo provvedimento, potrebbe andare a coprire parte delle risorse necessarie a promuovere sia le uscite flessibili che una maggiore convenienza per le imprese a inserire nei propri organici giovani attualmente senza lavoro, i quali potrebbero legarsi, nel periodo iniziale, ai lavoratori uscenti mettendo in pratica un vero e proprio turnover alla scrivania.
Intanto, però, c’è la priorità esodati ancora da sbrogliare e anche Beppe Grillo, dal suo blog organo principale del MoVimento 5 Stelle, prende le parti di questi esercito di onesti lavoratori che lo Stato ha lasciato senza copertura previdenziale e senza stipendio. “Per gli ex parlamentari che incassano il vitalizio, come Scalfari o Veltroni, il diritto acquisito è inamovibile – scrive Beppe Grillo – Chi doveva andare in pensione a 60 anni per diritto acquisito ci andrà a 68 anni, chi ha tre pensioni va alle Maldive a dicembre per diritto acquisito. Per gli esodati il diritto acquisito c’era una volta, con tanto di impegni firmati dalle aziende e dallo Stato, e all’improvviso non c’era più.”
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