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Il suddetto emendamento, da oggi all’esame presso la Commissione Bilancio del Senato sul quale si dovrà pronunciare entro la fine della settimana, è stato depositato dalle Senatrici Pd D’adda, Parenti e Favero. Con la proposta di modifica, in sostanza, si punta a depenalizzare gli assegni a partire dal prossimo 1° gennaio 2016. Si legge: “Con effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1° gennaio 2016, le disposizioni di cui al comma 113, dell’articolo 1 della legge 190/2004 (legge di Stabilità 2015 ndr), si applicano anche ai trattamenti pensionistici liquidati negli anni 2012, 2013 e 2014″.
L’articolo 1, comma 113, della manovra di Stabilità 2015 infatti bloccava la penalizzazione sino al 31 dicembre 2017 limitatamente però alle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2015. In base a tale disposizione, dunque, coloro che maturano i requisiti ai fini della pensione anticipata sino al 2017 non vedranno recapitarsi il taglio dell’1-2% sull’assegno, mentre quelli che sono andati in pensione entro il 31 dicembre 2014 continuano ad incassare, a vita, assegni ridotti.
Come precisato dalla senatrice D’adda: “Con la misura in questione prevediamo il riesame delle pensioni già liquidate, ma con penalizzazioni, perché il titolare ha un’età anagrafica inferiore a 62 anni, visto che la legge di Stabilità ha previsto l’eliminazione delle penalizzazioni per le pensioni di anzianità anticipata solo con decorrenza dal 2015”.
Un ulteriore emendamento alla manovra di Stabilità proposto dal Partito Democratico prevede l’Assegno previdenziale anticipato: si tratta di assegno pari a 1,7 volte quello sociale che i disoccupati, che entro il 2017 matureranno i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata, dovrebbero ricevere entro cinque anni dalla domanda.
Anche i cosiddetti “Quindicenni” e Quota 46 potrebbero beneficiare di qualche nuovo intervento, così come modifiche alla legge di Stabilità sono attese per i lavoratori precoci ancora in attesa di una soluzione che rimetta mano alla legge Fornero. Sembra infatti farsi strada l’ipotesi di una sorta di prestito pensionistico per chi, prossimo alla pensione, rimane senza lavoro.
Resta invece difficile una possibile conversione concreta del piano proposto dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, sulla revisione delle pensioni: tra cui spiccano il ricalcolo con il sistema contributivo degli assegni più alti (oltre i 5mila euro lordi) e il congelamento di quelli medio-alti (3.500-5mila euro) per garantire un reddito minimo agli over 55; la possibilità di un’uscita flessibile dal lavoro; l’eliminazione dei vantaggi concessi dai distacchi sindacali e il ricalcolo dei vitalizi dei politici.
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