Riforma Pensioni, la proposta dei sindacati al Governo

Stop a innalzamento età pensionabile, bonus contributivo per donne con figli e con Legge 104

Redazione 25/09/17
Il tavolo di confronto sulla Riforma Pensioni tra Governo e sindacati va avanti e, dopo vari incontri nelle scorse settimane, ora arriva la proposta da parte di Cgil, Cisl e Uil.

Il piano delle forze sindacali vuole bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile, anticipare l’età pensionabile per alcune categorie, donne e con Legge 104, e garantire una pensione minima di garanzia per le nuove generazioni. Vediamo nel dettaglio le proposte contenute nel progetto dei sindacati, definito anche come “Controriforma Fornero”.

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Stop all’innalzamento dell’età pensionabile

Cgil, Cisl e Uil chiedono di bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita, previsto a 67 anni nel 2019, fermando l’età di accesso alla pensione a 66 anni e 7 mesi, e per i requisiti della pensione anticipata  a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il blocco riguarderà anche l’Ape e all’assegno sociale.

Pensione di vecchiaia per le donne: anticipata o maggiorata

Possibilità per le donne di anticipare l’accesso alla pensione di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di 3 anni. In alternativa si potrà scegliere di beneficiare di una maggiorazione del coefficiente di trasformazione della pensione di 1 anno fino a 2 figli, o di 2 anni per 3 o più figli, per arrivare ad un assegno più alto.

Pensione anticipata per chi assiste un familiare disabile

I sindacati propongono che il lavoratore che assiste un familiare convivente disabile avrà diritto a 1 anno contributivo per ogni 5 anni di assistenza prestati, fino a un massimo di 4 anni contributivi. Per accedere alla pensione anticipata basteranno, con una maggiorazione di 4 anni, 38 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 37 anni e 10 mesi per le donne, per l’assegno di vecchiaia 16 anni contributivi.

Riduzione della soglia di accesso alla soglia

Tra le proposte inserite nella Controriforma Fornero c’è anche quella di ridurre la soglia dell’assegno minimo per accedere alla pensione di vecchiaia, da 1,5 volte a 1,2 volte l’assegno sociale, da 672 a 538 euro mensili.
Stessa richiesta è stata avanzata anche per la pensione anticipata contributiva: attualmente l’importo minimo pari a 2,8 volte l’assegno sociale.

Ape social e Quota 41

I sindacati intendono ampliare la possibilità di accedere all’Ape social e alla Quota 41:

  • possibilità di accedere a lavoratori che svolgono attività gravose,
  • riduzione dei requisiti contributivi necessari all’Ape social: 30 anni per i lavori gravosi, sconto di 1 anno fino a un massimo di 3 per le donne lavoratrici (Ape social donne), disoccupati dopo un contratto a termine e per quelli senza sussidi,
  • validità dei contributi esteri,
  • semplificazione della certificazione del lavoro gravoso.

I sindacati propongono di ampliare l’accesso anche a Opzione Donna e all’Ottava salvaguardia per gli esodati.

Giovani, pensione minima di garanzia

Per i giovani che andranno in pensione solo con il sistema contributivo il piano dei sindacati prevede di cumulare la pensione con l’assegno sociale secondo alcuni scaglioni a seconda del numero di anni di contributi: da 50% per chi ha almeno 20 anni contributivi fino al 60% con almeno 30 anni. Con la cumulabilità potranno arrivare ad un assegno di circa 650.680 euro. Proposta anche la valorizzazione dei periodi di formazione qualificata, attualmente non coperti da versamenti contributi.

Rivalutazione delle pensioni e cumulo gratuito

La Controriforma Fornero chiede a partire dal 2018 di utilizzare il vecchio sistema di rivalutazione basato sull’inflazione: 100% per le pensioni fino a 3 volte il minimo, 90% per quelle fino a 3 volte il minimo e 75% per le pensioni superiori a 5 volte l’assegno base.

Richiesta anche la possibilità di sommare ai fini pensionistici anche i contributi versati nelle casse professionali.

Infine il piano sindacale chiede che la liquidazione del Tfs e Tfr dei dipendenti pubblici avvengano alla cessazione del rapporto lavorativo e non in un momento successivo.

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