Riforma pensioni, dall’Europa fumata grigia al piano esodati-lavoro

Redazione 29/05/13
La Commissione Europea oggi chiuderà nei confronti dell’Italia la procedura di deficit eccessivo, ma di spazio per esultare ne resta davvero poco, dato che da Bruxelles, insieme alla fine del “castigo” per i conti italiani, arriverà anche una serie di raccomandazioni, o compiti a casa, che il governo Letta dovrà seguire per conservare il ritrovato status di Paese virtuoso. Naturalmente, questa rigidità della Commissione rende le possibilità di operare una riforma delle pensioni ad ampio raggio, con tanto di copertura esodati, assai più ridotte. Nei giorni scorsi, infatti, con l’avvicinarsi della chiusura del purgatorio per le casse italiane, a seguito degli enormi sforzi chiesti ai contribuenti dal governo di Mario Monti, aveva preso piede l’ipotesi di un intervento corposo sulla riforma delle pensioni, favorito proprio dalle buone notizie in arrivo dal fronte comunitario. In realtà, questo orizzonte non è ancora svanito, ma i margini di modifica che il governo potrà sfruttare saranno molto più ristretti di quanto sperato.

Resta però, una piccola speranza: l’ingresso, cioè, della riforma previdenziale nel paletto numero 4 che i tecnici di Bruxelles imporranno, proprio a partire da oggi, alle politiche di bilancio e di ammodernamento italiane.

Vediamo brevemente in rassegna quali sono queste sei consegne affidate al governo Letta e ai suoi ministri. In primo luogo, l’Europa chiede all’Italia di rispettare gli obiettivi di medio termine sulla finanza pubblica, mettendo in pratica e implementando le migliorie della spending review, in corrispondenza di un debito ancora in salita nei prossimi due anni. Quindi, secondo punto richiesto dai contabili europei, un intervento deciso sia per modernizzare la pubblica amministrazione che per rendere più rapidi i processi civili, fardello del sistema giudiziario italiano. Al numero 3, invece, si trova l’invito a rendere più efficiente la gestione bancaria, mentre, come dicevamo, al 4 vengono elencate le priorità in termini di lavoro. Ultimi due traguardi che l’Italia deve raggiungere per non tornare nel girone degli osservati speciali, una strenua lotta all’evasione fiscale e un piano di infrastrutture al passo coi tempi e gli altri Paesi.

Piano ambizioso, che dovrebbe però trovare la prima applicazione, secondo quanto annunciato dal governo, proprio sul fronte lavoro e welfare. Resta da capire se e in che misura il ministro Giovannini riuscirà a tenere fede alla sua promessa di riportare tutti gli esodati già inseriti nei decreti di salvaguardia alla pensione entro fine anno e, insieme, varare un nuovo piano di flessibilità in entrata e uscita dal lavoro.

A questo proposito, si guarda all’estero per i piani a favore dei giovani che stanno varando Francia e Germania, ma tutto dipenderà dalle risorse che il governo riuscirà a mettere in campo. Entro il mese di giugno, dovrebbe arrivare sul tavolo con le parti sociali la proposta del governo su apprendistato, incentivi fiscali e contratti a termine più convenienti, cui farà da contrappeso il ritorno di elasticità nell’uscita dal lavoro, con bonus e penalizzazioni oltre – o, diversamente, in anticipo – ai 65 anni di uscita e 35 di contributi.

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