Da quando l’economista bocconiano è arrivato al vertice dell’ente di previdenza, si sono moltiplicate le voci su un possibile intervento di revisione della legge Fornero. Ad alimentarle, come di solito avviene in questi casi, non sono indiscrezioni giornalistiche oppure ipotesi azzardate di qualche esponente dei partiti maggiori, ma lo stesso numero uno dell’Inps.
Insomma, in un insolito capovolgimento dei ruoli, sembra l’ente di welfare suonare la sveglia alla politica, che attualmente rimane impelagata nelle diatribe su legge elettorale e altri temi di presa relativa sull’opinione pubblica.
Una delle leggi più attese, invece, è quella che rivedrà finalmente la normativa pensionistica, che, a partire dal 2012, ha reso assai più ardua la possibilità di accedere al trattamento previdenziale, soprattutto per tantissimi che già pregustavano il ritiro dal lavoro e, invece, da allora vedono allontanarsi sempre più il giorno di chiusura della propria carriera.
Il rovescio della medaglia, poi, sono i tantissimi esodati, o ex lavoratori costretti a perdere il lavoro immaginandosi prossimi alla pensione e che, invece, si ritrovano a dover maturare ancora molte annualità di contributi per raggiungere i requisiti minimi previsti dall’attuale normativa. Un quadro che, spesso, non ha mancato di generare situazioni gravi di improvvisa povertà o comunque di esclusione dal mercato del lavoro, specie nei lavoratori più anziani.
Le proposte di Boeri e i dubbi di Poletti
E’ per queste ragioni che il presidente dell’Inps, da diversi giorni, si affanna a ripetere che entro poche settimane salterà fuori una revisione della legge sulle pensioni, che tenga conto delle esigenze di quanti hanno avuto la peggio dal ciclone Fornero.
Così, si continua a ragionare di reddito minimo garantito per i 55-65enni rimasti senza lavoro, assieme, però, a qualche misura che consenta di far ripartire il turnover nei luoghi di lavoro.
“Vogliamo riflettere su una modalità che permetta una logica di uscita dal lavoro flessibile e sostenibile, perché i tassi di reimpiego degli over 55 sono di circa il 10%. Anche su questo andremo a fare delle proposte al governo entro fine giugno”. Con queste parole Boeri ha annunciato la riscossa dell’amministrazione nei confronti della politica, che per troppo tempo ha rinviato le decisioni su un settore chiave come quello del welfare.
In ogni caso, va registrato anche il commento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale si è dichiarato assai meno possibilista per un restyling della normativa pensionistica. Al momento, la riscrittura dei requisiti che viene vista come più percorribile è quella della Quota 100 (somma di anni di lavoro più contribuzione), oppure dei 41 anni di lavoro.
Quello che è certo è che lo scontro tra Inps e governo sta arrivando a livelli molto elevati, come da tempo non eravamo più abituati. E questa, per i pensionati futuri e presenti, potrebbe essere una buona notizia.
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